www.cresmedaily.it - Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Archivio

Ci sono tre domande su quali politiche (e quali incentivi) siano necessari per perseguire gli obiettivi di efficienza energetica negli edifici in testa al questionario di 21 domande con cui il ministero dell'Ambiente ha posto in consultazione la versione aggiornata del PNIEC, Piano nazionale integrato energia e clima. La consultazione si chiuderà il 31 marzo, entro il 30 giugno il piano definitivo arriverà a Bruxelles. Pichetto: obiettivi realistici, Giornata di studio alla Camera.
Un aspetto fondamentale, innovativo in letteratura, del lavoro realizzato da sette ricercatori di Bankitalia sulla dotazione di infrastrutture scolastiche in Italia per la collana degli occasional papers "Questioni di economia e finanza" (n.827) è la costruzione di un set di indicatori ottenuti aggregando ed elaborando i dati raccolti per plesso dall'Anagrafe dell'edilizia scolastica del MIM. Di alcuni di essi diamo conto nel grafico, mentre una panoramica completa la daremo nel cuore dell'articolo. Qui è però fondamentale dare subito conto delle conclusioni del lavoro su almeno tre aspetti fondamentali: 1. la persistenza di squilibri territoriali nella dotazione infrastrutturale, particolarmente ampi per la scuola dell'infanzia e della scuola primaria, lungo il tradizionale asse nord-sud; 2. il riscontro di una correlazione diretta fra indici di dotazione infrastrutturale l'acquisizione delle competenze di base richieste dai programmi nazionali e una correlazione inversa rispetto ai fenomeni di abbandono scolastico; 3. l'apertura, nella primavera 2021, con il PNNR, di una nuova stagione per gli investimenti in infrastrutture scolastiche, con il riconoscimento del loro valore strategico ai fini della coesione sociale, ma al tempo stesso, il riscontro di un disallineamento della concreta allocazione sui territori dei 12 miliardi di finanziamenti rispetto ai fabbisogni sociali.
Le città italiane negli anni 2000, prima dell’avventura post-pandemica hanno contribuito a trainare verso il basso la crescita della produttività a causa della mancanza di investimenti in trasformazione urbana: la produttività delle principali città italiane ha avuto un andamento peggiore di quello già debole del Paese.
La spesa effettiva del PNRR attualmente rendicontata è di 45,6 miliardi, il 23% del totale del piano (194,4 miliardi). Il ministero delle Infrastrutture, titolare di più di un quinto delle risorse del Piano, ha speso a oggi 6.095 milioni, pari al 15% del suo budget complessivo. Meglio hanno fatto il ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica con 14.021 milioni (41,5%) e il ministero delle Imprese e del Made in Italy con 13.762 milioni (47,6%). Se si considera la percentuale di spesa fa meglio anche il ministero dell'Istruzione e del Merito che, con 2.988 milioni, si attesta al 17,5%. Un caso a parte il ministero dell'Interno che con 2.963 milioni è arrivato al 23,7% ma 2,7 miliardi di quanto speso va cancellato perché quei progetti (comunali) sono stati stralciati.
La Puglia fa -6,9%, la Campania -5,9%, il Lazio -5,8%, la Calabria -5.7%, la Sardegna .5%: è un'Italia spaccata in due quella raccontata dai dati delle Casse edili sulle ore lavorate nel mese di novembre 2023, ultimo dato reso disponibile alla Giornata nazionale organizzata il 15 febbraio dalla Commissione nazionale paritetica delle Casse edili (CNCE). Un dato tendenziale (confrontato a novembre 2022) molto interessante per varie ragioni.
I dati delle Casse edili per il 2023, resi noti dalla Conferenza nazionale paritetica delle Casse edili il 15 febbraio, confermano la netta prevalenza dell'edilizia privata nel mercato delle costruzioni: i cantieri completati nel corso dell'anno sono stati 207.497 e di questi (come si evince dal grafico) poco meno del 70% sono lavori privati. La situazione non cambia se si prendono in considerazione i cantieri attivati: sono stati 368.396 e di questi il 73% sono lavori privati.
E' un tema socialmente rilevantissimo studiato nel 2016 da Fondazione Cariplo su dati Bankitalia e ora rilanciato alla Camera dal Consiglio Nazionale del Notariato: entro il 2030 si estingueranno 424mila famiglie senza eredi che lasceranno un patrimonio stimato in 129,2 miliardi di euro. Fondazione Cariplo ipotizzava che una larga quota di questo patrimonio finisse in beneficienza insieme a piccole quote di patrimonio donato in occasione delle oltre sei milioni di successioni con eredi.
Dopo una crescita contenuta lo scorso anno, l'economia della UE ha avviato il 2024 con ritmi meno sostenuti del previsto. Le previsioni d'inverno della Commissione hanno rivisto al ribasso la crescita del 2023 che dovrebbe attestarsi a +0,5% sia nella UE che nella zona Euro. Crescita rivista al ribasso anche nel 2024 (+0.9% nella UE e +0,8% nell'Eurozona). Per il 2025 si prevede un aumento dell'attività economica dell'1,7% nell'UE e dell'1,5% nella zona euro. L'inflazione diminuirà più rapidamente di quanto previsto in autunno. Nella UE si prevede un calo dal 6,3% del 2023 al 3,0% nel 2024 e al 2,5% nel 2025. Nella zona euro il calo sarà dal 5,4% al 2,7% nel 2024 e al 2,2% nel 2025.
I numeri del Programma nazionale di rigenerazione urbana nella prima edizione (PNRU): 12 miliardi di euro investiti che hanno attivato 600 interventi, 540mila posti di lavoro e 50 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi, in gran parte privati. Il perno della strategia è l'Agenzia nazionale per la rigenerazione urbana (ANRU) che ha coordinato anche il secondo programma (NPNRU) con altri 12 miliardi da investire fino al 2030 ma una maggiore attenzione alla riqualificazione sociale dei quartieri. In Europa anche i casi di Amburgo, Nantes e Barcellona confermano la grande potenzialità delle partnership fra pubblico e privato nella rigenerazione urbana. In Italia da una prima valutazione ex-ante, non è stato trascurabile l'effetto leva degli interventi generati dal bando del 2016 sulla riqualificazione urbana e la sicurezza nelle periferie delle città metropolitana e nei capoluoghi di provincia.
Si cambia: doppia svolta per gli appalti di lavori pubblici. La prima è la reintroduzione della revisione prezzi, abbandonata nel 1994 con la legge Merloni (anche per i molti eccessi che si erano verificati nella sua applicazione) e mai reintrodotta in chiave ordinaria e sistematica: ci ha pensato ora l'articolo 60 del codice 36. Il rodaggio era stato fatto, in realtà, con la normativa straordinaria sulle compensazioni degli extracosti degli anni 2021 e 2022 per le opere del PNRR e non. Ma non era revisione prezzi, era un'applicazione una tantum. La seconda svolta è molto più significativa e dà il senso all'intera operazione. Si tratta del passaggio al "modello francese": si passa dal vecchio modello applicato sulla base degli indici ISTAT relativi ad alcune tipologie di opere (tronco stradale in galleria, edificio residenziale, eccetera) a un ventaglio di 21 "tipologie omogenee di lavorazioni" che molto meglio possono rappresentare il complesso del mondo dei lavori pubblici. La tabella con le 21 lavorazioni che saranno indicizzate è qui disponibile per tutti i lettori dopo che nei giorni scorsi il Diario dei nuovi appalti l'aveva anticipata per primo. Ma perché è decisiva l'adozione del modello francese?