www.cresmedaily.it - Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Archivio

Il 2023 verrà ricordato come l’anno del nuovo tracollo degli investimenti in edilizia abitativa. In Europa lo certificano i dati del network delle costruzioni Euroconstruct, in base ai quali gli investimenti in nuove abitazioni si contraggono dell’8,4%, cui seguirà un’ulteriore contrazione alla fine dell’anno in corso, stimata in un -7,4%, un dato che potrebbe essere modificato con le nuove stime (attualmente in corso di elaborazione) che saranno diffuse in occasione della conferenza di giugno 2024.
Il patrimonio immobiliare abitativo italiano è costituito da 12.539.173 edifici residenziali che 25.324.854 unità abitative con residenti. Per attuare la direttiva europea Energy Performance Building Directive, meglio nota come "case green", occorrerà selezionare il 15% del patrimonio con le peggiori performance energetiche: si tratta di 3,2 milioni di abitazioni su cui si dovrà intervenire per abbattere i consumi del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Lo studio Symbola-CRESME, realizzato per Assimpredil ANCE e European Climate Foundation, ipotizza tre diversi scenari di intervento, con investimenti che oscillano fra 170 e 320 miliardi di euro. Nella tabella si può vedere il percorso dei due primi interventi, quelli che risultano più coerenti al testo definitivo della direttiva che impone un taglio dei consumi (già al 2030 il 16%) e non una riduzione dei fabbisogni in base al miglioramento delle classi energetiche (ipotesi contenuta nelle prime versione della direttiva). Da notare come negli interventi proposti il percorso viene costruito separando abitazioni unifamiliardi da abitazioni plurifamiliari. La ricerca parte infatti dalla fotografia del patrimonio abitativo esistente.
L'Osservatorio sugli appalti del CRESME registra bandi di gara di lavori pubblici per 1.807 milioni dopo il dato di gennaio (628 milioni) che ha segnato il valore mensile minimo degli ultimi cinque anni. L'avvio della digitalizzazione, dal 1° gennaio, ha comportato la brusca frenata che era stata evitata con l'entrata in operatività, a luglio, del codice 36 (soprattutto grazie alla spinta PNRR). A febbraio, però, sono già evidenti i segnali di ripresa con gli importi moltiplicati per tre e il ritorno ai livelli del 2021.
Ad ogni nuovo rilascio della statistica demografica trova inesorabile conferma l’andamento in calo della popolazione residente in Italia. Un fenomeno ormai consolidato, frutto del processo di invecchiamento della struttura per età della popolazione che, facendo prevalere in maniera sempre più vistosa il numero di decessi rispetto a quello delle nascite, porta il bilancio naturale in negativo, fino a superare, dal 2014 in poi, il valore del saldo estero.
Accelerano i prezzi delle nuove abitazioni che nel 4° trimestre 2023 hanno registrato una crescita congiunturale del 3,5% e tendenziale dell'8,9% (nel terzo trimestre era stata del 7,9%). Per le abitazioni esistenti, invece, il dato congiunturale presenta il segno negativo (-0,8%) per il secondo trimestre consecutivo mentre il dato tendenziale evidenzia una crescita limitata al 3,5%. ISTAT ha diramato ieri i dati sui prezzi delle abitazioni evidenziando per il 2023 una crescita media annua del 5,6% per le nuove case e dello 0,4% per le abitazioni esistenti.
La tabellina che pubblichiamo è tratta dalla Relazione tecnica al decreto legge 19/2024 e racconta una prima verità sulla gigantesca operazione di smontaggio e rimontaggio del PNRR conclusa lo scorso 24 novembre. Ma è una verità parziale che ne nasconde altre. Verranno a galla con precisione nelle prossime settimane.
Il piano Banda ultralarga per le aree bianche si sarebbe dovuto concludere in tre tranche, a giugno 2020, a novembre 2020 e ad aprile 2022, ma i tempi di completamento del piano sono andati via via slittando in avanti e l'ultima programmazione di gennaio 2023 fissa il termine dell'intero piano a settembre 2024. A oggi, però, solo il 54% degli interventi è stato concluso e un altro 7% è in fase di collaudo. Il 35,5% è in lavorazione e addirittura c'è ancora un 3,5% in fase di progettazione.
La recente pubblicazione da parte dell’ISTAT del dato sulle nascite ha fatto molto discutere, rinnovando l’allarme sulla crisi di natalità. I 393.333 nati nel 2022, infatti, segnano un nuovo record negativo, con una contrazione del -1,7% rispetto all’anno precedente, ma osservando la serie storica si evidenzia che l’andamento delle nascite è in costante calo fin dal 2008, con una perdita complessiva nell’intero periodo che giunge al 31,8%.
Il 2023 si è chiuso con l'occupazione ancora in crescita nel settore delle costruzioni che nel quarto trimestre segna il secondo miglior risultato dell'ultimo decennio (dopo il secondo trimestre 2022) con un milione e 553mila occupati e una crescita dell'1,4% congiunturale e dello 0,4% tendenziale. Il dato destagionalizzato invita a maggiore prudenza con una frenata congiunturale dell'1% e introduce il tema oggi attuale: cosa accade a inizio 2024 con la fine degli incentivi e il dato sull'occupazione generale che segna una prima flessione dopo 12 trimestri di crescita ininterrotta (con l'eccezione del 3° trimestre 2022, stabile).
Cresce la quota degli impianti nel mercato delle opere pubbliche. Un fenomeno finora poco evidenziato che il CRESME sottolinea nel 10° Rapporto sul mercato degli impianti 2024-2026, presentato martedì a Milano. Il 2023 è un anno di forte espansione per il mercato pubblico degli impianti, "grazie a una ulteriore forte crescita dei livelli di spesa, che ha consolidato il trend in atto dal 2021, e a un aumento della domanda, per il secondo anno consecutivo". L'elaborazione CRESME evidenzia - dai bandi di gara - la crescita della quota del mercato delle opere pubbliche in cui siano previste attività rilevanti di installazione, manutenzione e gestione di impianti civili e industriali, realizzazione di nuovi impianti, riqualificazione, manutenzione e gestione di impianti esistenti, nonché costruzione/riqualificazione, manutenzione e gestione di altre opere complete di impianti civili e industriali. Questa quota, 53,3% nel 2002, nel 2023 è stata pari al 74,1%, evidenziando così la crescita della componente impiantistica nei lavori pubblici.