www.cresmedaily.it - Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

L’AI mette a rischio il 40% dei lavoratori a media qualifica, prioritari investimenti in riqualificazione e formazione

L'intelligenza artificiale (AI) sta rivoluzionando il mercato del lavoro a livello globale. Questo impatto si manifesta attraverso diversi aspetti chiave, tra cui l'efficienza operativa, la creazione di nuovi lavori, la trasformazione delle competenze richieste e le implicazioni etiche e legislative. Di seguito, esploriamo questi temi con dati e tabelle basati su recenti studi e report, come quelli di McKinsey, dell'OCSE, e della Stanford University.

1. Adozione dell’AI e impatto sulla performance aziendale

Le aziende che hanno adottato l’AI con successo mostrano miglioramenti significativi nelle loro attività e nello sviluppo dei prodotti. Un recente studio di McKinsey ha identificato le cosiddette “AI high performers”, aziende in cui l’AI contribuisce significativamente ai risultati economici.

 

2. Cambiamenti nella domanda di lavoro

L’introduzione dell’AI sta cambiando la natura della domanda di lavoro. La ricerca dell’OCSE mostra un aumento notevole nelle offerte di lavoro che richiedono competenze in AI, specialmente nei settori ad alta tecnologia.

 

Tabella 2. Annunci di lavoro che richiedono competenze AI negli Stati Uniti

Settore Annunci di Lavoro AI (2022)
Tecnologia dell’Informazione 142.154
Finanziario 66.624
Sanità 43.899

Fonte: CRESME su dati Stanford HAI 2023

3. Investimenti aziendali in AI

Gli investimenti nelle tecnologie AI continuano a crescere. Nonostante una lieve flessione nel 2022, il trend generale mostra una crescita sostanziale negli ultimi dieci anni. 

 

Tabella 3. Investimenti globali in AI

Anno Investimento Globale in AI (in miliardi di $)
2018 5,0
2019 9,7
2020 17,3
2021 26,5

Fonte: CRESME su dati Stanford HAI 2023

4. Etica e Legislazione

Con l’adozione crescente dell’AI, aumenta anche il bisogno di una regolamentazione appropriata. Il numero di leggi relative all’AI è in aumento, come testimonia il lavoro dell’OCSE e di altre organizzazioni internazionali. Questo è essenziale per indirizzare questioni come la privacy, la sicurezza dei dati, e le implicazioni etiche dell’uso dell’AI.

 

5. Il caso italiano

L’adozione dell’intelligenza artificiale (AI) in Italia sta influenzando il mercato del lavoro in diversi modi, come evidenziato da recenti studi e analisi, tra cui il “OCSE Employment Outlook 2023”. Di seguito, esploriamo i principali risultati con il supporto di tabelle sintetiche

Secondo il rapporto dell’OCSE, il mercato del lavoro in Italia ha mostrato una notevole resilienza nonostante la lenta ripresa economica post-COVID-19. Il tasso di disoccupazione è diminuito significativamente, attestandosi al 7,6% nel maggio 2023, superiore alla media dell’OCSE ma inferiore rispetto al periodo pre-pandemico. Questo dimostra una stabilizzazione del mercato del lavoro con una leggera crescita dell’occupazione prevista nei prossimi anni.

 

Tabella 4. Tasso di disoccupazione in Italia

Anno Tasso di Disoccupazione (%)
Pre-COVID 9.6%
2023 7.6%

Fonte: CRESME su dati OCSE 2023

 

L’OCSE rileva inoltre un trend in aumento per gli investimenti in tecnologie AI, con una stima di crescita nel periodo 2024-2030 stimata pari al 28,51%, a sottolineare la crescente importanza dell’AI nel panorama industriale e tecnologico italiano.

 

Tabella 5. Crescita del mercato AI in Italia (Proiezioni)

Variabili Indici
Crescita 2024-2030 28,51%
Volume di mercato (miliardi di $) 17,34%

Fonte: CRESME su dati OCSE 2023

 

Appare evidente che una applicazione sempre più massiccia dell’AI nel tessuto produttivo italiano avrà un rilevante impatto sulla struttura occupazionale. La progressiva adozione dell’AI promette di offrire nuove opportunità di lavoro, specialmente per i lavoratori qualificati, mentre presenta delle sfide nel gestire la transizione di coloro che sono impiegati in lavori a rischio di automazione. 

L’automazione guidata dall’AI rischia di sostituire lavori esistenti, specialmente nei settori dove le attività sono ripetitive e prevedibili. Un recente studio McKinsey (Jobs Lost, Jobs Gained: Workforce Transitions in a Time of Automation) stima che in Italia entro il 2030 il 30% delle attività lavorative potrebbe essere soggetto ad automazione.

Il settore manifatturiero, che impiega circa il 20% della forza lavoro nazionale, è particolarmente a rischio, e l’applicazione delle nuove tecnologie potrebbe determinare la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro, soprattutto nelle aree a più elevata densità industriale.

L’AI, inoltre, porterebbe ad una maggiore polarizzazione del mercato del lavoro, aumentando la domanda per lavori altamente qualificati e diminuendo le opportunità per le professioni meno specializzate. Le proiezioni elaborate nello studio stimano a rischio il 40% dei lavori a media qualifica. Le professioni ad alta qualificazione invece vedranno una crescita dell’1,5% annuo, concentrata principalmente nel Nord Italia. La polarizzazione rischia quindi di aggravare le disuguaglianze regionali, minacciando la coesione sociale ed economica, con il Sud in ulteriore arretramento.

Il divario tra le competenze richieste dall’AI e quelle possedute dalla forza lavoro attuale è una delle principali sfide. Nei prossimi 10 anni si dovrebbe riqualificare oltre il 50% dell’attuale forza lavoro, con un investimento di miliardi di euro in iniziative educative e formative.

L’introduzione dell’AI nei luoghi di lavoro comporta inoltre nuovi rischi per la salute mentale e la sicurezza, legati a stress e sorveglianza. Lo studio indica che la sorveglianza continua attraverso AI può aumentare lo stress nei lavoratori del 20-30%. La normativa italiana dovrà evolvere per affrontare queste nuove sfide, proteggendo i lavoratori da rischi psicosociali emergenti e garantendo un ambiente di lavoro equo e sicuro.

La transizione verso un’economia sempre più digitalizzata e automatizzata richiede strategie proattive per minimizzare i rischi occupazionali. Una pianificazione attenta, che consideri tanto gli aspetti economici quanto quelli sociali e psicologici, sarà fondamentale per assicurare che l’AI sia un motore di progresso e non di disparità e di accentuazione del conflitto sociale.

Enrico Campanelli

Laureato in Architettura con indirizzo Urbanistico, dal 1997 svolge attività di ricerca presso il CRESME, occupandosi in particolare della realizzazione di studi ed analisi di supporto alla pianificazione urbanistica e territoriale (scenari demografici e dimensionamento della domanda residenziale e non residenziale), collaborando, tra gli altri, al processo pianificatorio di Roma, Milano e Napoli. È l’ideatore ed il responsabile del sistema informativo e previsionale demografico DemoSI-CRESME, strumento di base per numerosi studi e ricerche dell’Istituto.