www.cresmedaily.it - Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

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Il nuovo scenario ambientale, caratterizzato da eventi critici, mostra con chiarezza come il peggioramento delle condizioni climatiche determini un aggravarsi dei danni che queste producono e dei costi che è necessario affrontare per intervenire post-eventi. In Italia dal 1944 a luglio 2023 si stimano danni prodotti da terremoti e dissesto idrogeologico per 358 miliardi. Tra 1944 e 2009 si sono spesi mediamente 4,2 miliardi di euro all’anno, dal 2010 al 2023 la spesa è salita a 6 miliardi. Ma mentre la spesa per riparare i danni degli eventi sismici è rimasta sui livelli storici (2,7 miliardi contro nel periodo 2009-2023 contro 3,1 del passato), quella per riparare ai danni del dissesto idrogeologico la spesa è triplicata passando da una media di 1 miliardo all’anno a 3,3 miliardi. 
Bankitalia ha diffuso le nuove previsioni 2024-2026, con un forte ridimensionamento dell'inflazione nel 2024 (da 1,9% a 1,3%), una sostanziale conferma delle previsioni del PIL nel triennio e un drastico taglio agli investimenti in costruzioni di 4,2 punti sulla variazione percentuale nel 2025 (da +1,7% a -2,5%) e di 2,5 punti sulla variazione 2026 (da +1,7% a -0,8%).
Sono stati pubblicati da ISPRA nel Quaderno Ambiente e Società 29/2023 i dati sul processo di adattamento delle città al cambiamento climatico. Sono 80 su 103 le città in Italia con popolazione superiore ai 60.000 abitanti che si sono impegnate a realizzare 248 progetti finalizzati ad aumentare la resilienza dei sistemi insediativi italiani rispetto ai rischi generati dai cambiamenti del clima. Questi progetti verranno realizzati grazie al primo “Programma sperimentale di interventi per l’adattamento ai cambiamenti climatici in ambito urbano”, approvato dal MITE nel 2021, con disponibilità finanziaria di 80 milioni da spendere entro fine 2024.
L’osservazione delle statistiche demografiche pone in evidenza un apparente paradosso, l’andamento della popolazione è in calo da oltre un decennio, mentre il numero di famiglie risulta ancora in crescita. Questa dinamica trova spiegazione nella riduzione della dimensione dei nuclei familiari, ed è un fenomeno antico, storicamente originato dalla transizione da un modello sociale tipico di una società agricola, con netta prevalenza di famiglie numerose, ad una moderna civiltà industriale, caratterizzata da bassa natalità e bassa mortalità.
Gli anni Duemila sono stati gli anni del più grande salto di scala della dotazione di capitale fisso della storia. Al livello mondiale, gli investimenti in costruzioni, a seguito di una crescita quasi ininterrotta, sono passati dai 6.366 miliardi di euro di inizio millennio (valutati ai prezzi del 2023), agli 11.650 miliardi dell’anno appena passato. In pratica, nonostante una crisi finanziaria sistemica (2006-2008), una pandemia (2020-2021) e un’improvvisa escalation inflazionistica (2022-2023), in poco più di un ventennio il mercato mondiale è quasi raddoppiato.
La produzione delle costruzioni cresce ancora a gennaio con +3,7% su dicembre 2023 e un +18,8% su gennaio 2023. Il primo è un dato destagionalizzato, il secondo un dato grezzo (il dato corretto per gli effetti di calendario è +14,8%). ISTAT inaugura la nuova serie dei numeri indici della produzione delle costruzioni (IPC) con base 2021, che - afferma la nota metodologica - utilizza come unico input produttivo le ore lavorate.
Sono stati pubblicati i dati semestrali OMI-Agenzia delle Entrate relativi ai prezzi immobiliari di vendita e locazione per il secondo semestre 2023. Un primo dato interessante è la dinamica dei prezzi di locazione delle abitazioni che crescono, in Italia, del +3,8% nel secondo semestre 2023 rispetto allo stesso periodo 2022; nel primo semestre l’incremento era stato del +2,9%. Ma la notizia più rilevante è la conferma del trend di aumento dei valori di locazione che si mostrano in crescita ben delineata da due anni: il dato nazionale indica +6,1% nel biennio 2022-2023.
Il 2023 verrà ricordato come l’anno del nuovo tracollo degli investimenti in edilizia abitativa. In Europa lo certificano i dati del network delle costruzioni Euroconstruct, in base ai quali gli investimenti in nuove abitazioni si contraggono dell’8,4%, cui seguirà un’ulteriore contrazione alla fine dell’anno in corso, stimata in un -7,4%, un dato che potrebbe essere modificato con le nuove stime (attualmente in corso di elaborazione) che saranno diffuse in occasione della conferenza di giugno 2024.
Il patrimonio immobiliare abitativo italiano è costituito da 12.539.173 edifici residenziali che 25.324.854 unità abitative con residenti. Per attuare la direttiva europea Energy Performance Building Directive, meglio nota come "case green", occorrerà selezionare il 15% del patrimonio con le peggiori performance energetiche: si tratta di 3,2 milioni di abitazioni su cui si dovrà intervenire per abbattere i consumi del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Lo studio Symbola-CRESME, realizzato per Assimpredil ANCE e European Climate Foundation, ipotizza tre diversi scenari di intervento, con investimenti che oscillano fra 170 e 320 miliardi di euro. Nella tabella si può vedere il percorso dei due primi interventi, quelli che risultano più coerenti al testo definitivo della direttiva che impone un taglio dei consumi (già al 2030 il 16%) e non una riduzione dei fabbisogni in base al miglioramento delle classi energetiche (ipotesi contenuta nelle prime versione della direttiva). Da notare come negli interventi proposti il percorso viene costruito separando abitazioni unifamiliardi da abitazioni plurifamiliari. La ricerca parte infatti dalla fotografia del patrimonio abitativo esistente.
L'Osservatorio sugli appalti del CRESME registra bandi di gara di lavori pubblici per 1.807 milioni dopo il dato di gennaio (628 milioni) che ha segnato il valore mensile minimo degli ultimi cinque anni. L'avvio della digitalizzazione, dal 1° gennaio, ha comportato la brusca frenata che era stata evitata con l'entrata in operatività, a luglio, del codice 36 (soprattutto grazie alla spinta PNRR). A febbraio, però, sono già evidenti i segnali di ripresa con gli importi moltiplicati per tre e il ritorno ai livelli del 2021.