www.cresmedaily.it - Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

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Il settore delle costruzioni è sempre meno importante per l’economia mondiale. Quest’anno il rapporto tra investimenti e output aggregato scenderà all’11,7%, il valore più basso di tutti gli anni Duemila. La causa è l’esplosione della crisi residenziale in molte economie avanzate e soprattutto – date le dimensioni in gioco – del rallentamento del fenomeno delle costruzioni in Cina.
Per il settore delle costruzioni si registra nel 2023 una prima frenata degli investimenti (-0,6%) cui seguirà una caduta molto più forte nel 2024 (-8,5%). Sono le previsioni del CRESME, contenute nel 35° Rapporto congiunturale che il direttore dell’istituto di ricerca, Lorenzo Bellicini, presenterà stamattina a Milano (e in collegamento online). Il settore è schiacciato fra la fine della stagione del Superbonus e la spesa per il PNRR che non decolla ancora come era nelle previsioni, anche se il mercato delle opere pubbliche cresce ancora.
L'economia pubblica informale dilaga e nessun settore è esente dal fenomeno. I dati ANAC sulle procedure avviate dalla piena operatività del codice 36, il 1° luglio 2023, dicono che anche nel settore dei servizi vincono gli affidamenti senza una gara formale, anche se la quota affidata con gara rappresenta il 48-49% degli importi complessivi appaltati ed è quindi più alta delle forniture (40%) e dei lavori (45%). Sono ancora una volta gli appalti di maggiore importo e alcuni settori dove la qualità della prestazione è decisiva per il pubblico degli utenti (come la ristorazione) ad andare a gara, trainando il mercato più trasparente e concorrenziale. La sola differenza importante rispetto agli altri settori, sia lavori che forniture, è che nei servizi pubblici i settori speciali che usano la procedura negoziata si suddividono in misura uguale (6%) fra le procedura con e senza previa indizione della gara. Questo fa sì che il mercato "trasparente" (nel senso che ha forme di pubblicità preventiva adeguata) sale al 54%.
L'economia degli acquisti pubblici diventa sempre più informale. Anche negli appalti di forniture dilagano gli affidamenti diretti, le procedure negoziate e le altre forme di affidamento senza gara. In termini di importi, dalla piena operatività del codice 36, il 1° luglio scorso, l'ANAC ha assegnato Cig (codici identificativi di gara) per 29.157 milioni di euro e le gare in senso formale sono in tutto il 40,4%: il 24,9% a procedura aperta e il 15,5% a procedura ristretta. Per il restante 59,6% si avvicendano forme di affidamento senza una gara formale: la quota più consistente è quella che l'ANAC chiama affidamento diretto in adesione ad accordo quadro o a convenzione che totalizza il 27,4%. La quarta tipologia in ordine di importo è la procedura negoziata senza previa pubblicazione di un avviso che fa il 12,4% del mercato complessivo. Quote più contenute per gli affidamenti diretti in senso stretto (8,7%), le procedure negoziate senza previa indizione di gara dei settori speciali (6%) e via via tutte le altre.
In Italia negli ultimi 11 anni si sono verificati circa 200 eventi alluvionali di dimensioni medie e grandi che hanno portato un totale di 160 vittime. Si è passati da una media di 16,6 eventi all’anno nel periodo 2013-2017 a una di 21,7 eventi all’anno nel periodo 2018–2023, con un incremento del 30,4%. Il numero di vittime è passato da 13,8 nel periodo 2013-2017 a 14,3 nel periodo 2018–2023, con ulteriore incremento del 3,9% nonostante il livello di partenza già alto. Queste cifre danno la dimensione di un fenomeno che si va intensificando e che bisogna affrontare con politiche adeguate, di prevenzione oltre che di risposta alle emergenze.
Settori speciali o settori esclusi dall'applicazione delle regole sugli appalti? La domanda può sembrare provocatoria, con riferimento ai settori dei trasporti, dell'acqua e dell'energia, ma a rinfocolare la polemica sulla poca concorrenza nel mercato pubblico sarà questo dato di ANAC che ha registrato - dal 1° luglio 2023 - 186 appalti per cui aziende operanti nei settori speciali hanno avviato una procedura negoziata senza previa indizione di gara. Il dato sorprendente è l'importo medio di queste opere che è di 21,21 milioni di euro, quindi grandi e grandissime opere. Siamo molto al di sopra della soglia europea di 5,3 milioni.
Nel 2024 mancheranno 10,6 miliardi del PNRR nelle casse dello Stato: 8,5 miliardi tagliati alla quinta rata di fine dicembre (che resta di 12,1 miliardi) e 2,1 miliardi sottratti alla sesta rata di giugno 2024 (che resta di 10,5 miliardi). È il prezzo che paga il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti per la revisione generale del Piano, approvata dalla commissione UE venerdì scorso. Il taglio nasce dallo slittamento di target e milestones per i prossimi mesi. Sempre che a queste somme Giorgetti non debba aggiungere quelle necessarie a finanziare, almeno provvisoriamente, i progetti esclusi dal piano europeo.
Quello che vedete a fianco è il grafico più interessante che ci lascia la kermesse sulle opere pubbliche di ANCE a Vicenza: il centro studi racconta che in un solo anno le semplificazioni PNRR hanno prodotto risultati straordinari, riducendo drasticamente (dal 27% per le piccole opere sotto il milione e al 50% per le grandi opere sopra i 100 milioni) i tempi intercorsi tra la pubblicazione del bando e l'apertura del cantiere. Sopra i 100 milioni passiamo da 18,6 a 9,3 mesi. Ed è questo il dato più significativo perché sappiamo che molte di queste opere sono realizzate con appalto integrato: i tempi per la progettazione esecutiva, dunque, non sarebbero così lunghi.
Se ci chiediamo quanto è cresciuta l’occupazione nelle costruzioni nel biennio boom, certamente i conti ufficiali non tornano. Non è che la contabilità nazionale sottostima ancora una volta il settore delle costruzioni? Tra 2020 e 2022 il settore delle costruzioni ha registrato una eccezionale crescita degli investimenti: a valori correnti, secondo l’ISTAT, si è passati dai 135,4 miliardi di euro del 2020 ai 219,3 del 2022, quasi 84 miliardi di euro in più, una crescita del 62%. Questo dato eccezionale è inferiore a quello stimato del CRESME, infatti secondo le nostre stime la crescita è stata di 99 miliardi +73,4%. La differenza è dovuta a una diversa valutazione del 2022: per l’ISTAT il 2022 si è chiuso con 219,3 miliardi di euro, per il CRESME con 234,3 miliardi.
I numeri si aggiornano continuamente e l'Autorità anticorruzione (ANAC) prevede che per fine anno si arrivi almeno a 4.000-4.500 stazioni appaltanti qualificate. Ma il dato che oggi salta agli occhi è un altro. Ai primi giorni di novembre c'erano 3.351 stazioni appaltanti qualificate e 8.317 amministrazioni pubbliche che avevano invece chiesto di poter appaltare in convenzione appoggiandosi a una stazione appaltante qualificata. Per ogni amministrazione qualificata ce ne sono almeno 2,5 che hanno deciso di appaltare mediante altro soggetto, rinunciando quindi a una qualificazione in proprio. La scrematura che era uno degli obiettivi dell'ANAC (e anche del codice 36) è cominciata. Aggiungiamo che altre 864 candidate non hanno superato l'esame di qualificazione.