Domani arriverà la settima “intesa di coesione”: a firmarla con il ministro Fitto sarà il governatore dell’Emilia-Romagna Bonaccini che incasserà 481 milioni.
Fra le Regioni firmatarie non ce n’è al momento neanche una del Mezzogiorno che complessivamente ha diritto all’80% dei fondi disponibili. Il ministro Fitto è tuttavia ottimista sul fatto che entro un mese saranno firmate altre 6-7 intese fra cui anche le prime Regioni del Sud. Mentre le Regioni del Centro-nord con il FSC finanziano necessariamente singole opere più che un piano, le cifre in gioco per le Regioni del Sud sono molto più consistenti e impongono una vera programmazione che Fitto vuole raccordata alla pianificazione nazionale, a quella dei fondi UE e al PNRR. La Sicilia ha a disposizione 6,6 miliardi, la Campania 6, la Puglia 4,3, la Calabria 2,2, la Sardegna 2,3, l’Abruzzo 1,2, la Basilicata 861 milioni, il Molise 407.
I 3,1 miliardi assegnati fuori programmazione, attraverso norme di legge, dal 2020 a oggi, sono andati agli obiettivi più disparati, a riconferma di una tradizione di programmazione che da venti anni sul FSC – e sul suo predecessore, il FAS – si caratterizza soprattutto per una elevata frammentazione e mancanza di organicità. I blitz legislativi in decreti-legge e gli emendamenti alle leggi di bilancio hanno premiato in questa tornata, a proposito di finanziamenti a pioggia, il contrasto alla deindustrializzazione, la didattica digitale, la chiusura della discarica di Malagrotta, la prevenzione del dissesto idrogeologico, le infrastrutture sportive, le fonti energetiche rinnovabili, ma anche il consolidamento delle farmacie rurali sussidiate o l’acquisto di autoclavi.
Il FSC nazionale, che potrà contare su disponibilità ancora per 12 miliardi, più eventuali avanzi dalla programmazione 2014-2020, sarà parzialmente utilizzato per recuperare le risorse necessarie a rifinanziare una parte dei progetti comunali stralciati dal PNRR.