www.cresmedaily.it - Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Archivio

La riqualificazione energetica, gli investimenti in impianti di energie rinnovabili, l'aumento della componente tecnologica negli edifici, l'integrazione sempre più stretta tra impianto ed edificio, lo sviluppo dell'impiantistica nelle opere pubbliche: sono le spinte che hanno portato a una continua crescita della quota di mercato degli impianti sul valore totale delle costruzioni negli ultimi anni. Il CRESME, che ieri ha presentato a Milano il 10° Rapporto congiunturale sul mercato dell'installazione di impianti negli edifici (2024-2026), la stima per l'Italia nel 2024 al 32,5%, seconda in Europa dopo a Germania. Tuttavia, nel 2023 la corsa degli impianti in Europa si è fermata, con un mercato passato da 572,6 a 568,6 miliardi e una previsione di ulteriore calo nel 2024 a 559,1 miliardi.
La spesa per investimenti in costruzioni degli enti locali è stata pari a 2.484 milioni nel bimestre gennaio-febbraio 2024, con una crescita del 40% rispetto ai 1.775 milioni dello stesso periodo del 2023. Continua quindi la galoppata degli investimenti di comuni e province, esattamente ai ritmi registrati nel 2023, quando pure la crescita rispetto al 2022 era stata del 40,7%, con 16.390 milioni rispetto agli 11.649 dell'anno precedente.
L'ISTAT ha pubblicato i prezzi alla produzione per le costruzioni di gennaio: per gli edifici residenziali e non residenziali restano invariati su base mensile, mentre flettono dello 0,6% su base annua. I prezzi di strade e ferrovie registrano un calo congiunturale dello 0,1% e tendenziale del 3%. I numeri indici del 2023 rivelano tuttavia che lo scorso anno si è registrato un ulteriore aumento dell'1,4% per gli edifici dopo gli aumenti del 3,7% e dell'8,2% rispettivamente del 2021 e 2022, mentre le infrastrutture hanno avuto un andamento differenziato.
Nella revisione ISTAT delle stime del Pil a +0,6% (tendenziale) nel 4° trimestre 2023 pesa soprattutto la crescita degli investimenti fissi lordi (+2,4% congiunturale) e, in particolare, degli investimenti in abitazioni (+4,2% congiunturale e +7,6% tendenziale). E' l'ultima spinta del Superbonus al PIL. Gli investimenti fissi lordi hanno contribuito per mezzo punto percentuale alla crescita del PIL. Il settore delle costruzioni ha segnato la performance nettamente migliore anche in termini di valore aggiunto: +4,7% congiunturale e +7,6% tendenziale a prezzi base. Nel grafico il confronto sul dato tendenziale con gli altri settori produttivi.
La lunga e grande crisi delle costruzioni del 2008-2014 e la debole ripresa del 2015-2019 hanno segnato pesantemente il sistema dell’offerta del settore delle costruzioni: le principali vittime sono state, come è noto, molte delle grandi imprese storiche italiane, ma anche, e questo è meno noto, il mondo delle imprese artigiane. Tra il 2009 e il 2023 iscritte alle Camere di Commercio ci sono 97.000 imprese artigiane in meno e 26.000 imprese non artigiane in più. Il boom del 2021-2022 ha solo parzialmente arrestato la caduta delle imprese artigiane che è infatti ripresa con i primi segni di frenata del mercato degli incentivi nel 2023.
Le aggiudicazioni di lavori pubblici nel 2023 hanno frantumato il record del 2022 passando da 59.397 a 91.487 milioni di euro (+54%). Oltre a questo, altri cinque dati dell’Osservatorio Appalti di CRESME Europa Servizi fanno emergere le principali dinamiche che hanno attraversato il mercato degli appalti nel 2023 e le aspettative che questi numeri creano per il 2024-2025. Il dato generale contiene già il cuore del problema: quale quota di questa montagna di contratti si tradurrà in cantieri? Saranno capaci le stazioni appaltanti e le imprese di gestire questa mole di lavori potenziali?
Nel 2023, basandoci sui dati dell’Agenzia delle Entrate, le compravendite di abitazioni dovrebbero essersi attestate a 706.000 unità, 78.000 meno del 2022. Nel 2024 secondo le previsioni del CRESME si dovrebbe registrare un'ulteriore flessione del 4%. Se la previsione si rivelerà corretta si tratta di un calo sul 2022 di 106.000 abitazioni, una flessione in due anni del 14%. La nuova fase di stagnazione economica 2023-2024 e le condizioni di mercato, in particolare inflazione e costo del denaro, hanno inciso sulla domanda di case in Italia, frenando il mercato immobiliare e creando tra l’altro il ritorno del problema della locazione per molte famiglie che non possono più accedere ai mutui a causa della crescita dei tassi di interesse. La questione abitativa sta tornando in molte aree urbane italiane. L’oggetto di questa nota è però capire a che punto siamo con le compravendite nel corso di questi anni 2000 attraversati da grandi crisi e cambiamenti.
Ha suscitato grande interesse sui giornali e sui magazine internazionali la notizia che la Corea del Sud, Paese con il più basso tasso di fecondità al mondo, lo abbia ulteriormente ribassato nel 2023 calando da 0,78 a 0,72. Di questo passo al 2100 la popolazione sudcoreana sarà dimezzata. Per mantenere costante la popolazione nel tempo serve un tasso di fecondità (numero di bambini nati per le donne fra 14 e 50 anni) del 2,1.
La sostanza è salva. I Piani urbani integrati (PUI), che avevano ricevuto 2.703 milioni di euro dal combinato disposto PNRR+PNC ed erano poi stati definanziati con la revisione del Piano, hanno recuperato le loro risorse grazie al decreto legge PNRR 4 e potranno andare avanti, per altro senza più l'assillo della conclusione entro giugno 2026 che effettivamente ben pochi dei piani avrebbero rispettato. L'articolo 37 delle bozze di decreto legge circolate dopo l'approvazione del 26 febbraio in Consiglio dei ministri ripristina in realtà solo i 2.439,8 milioni del PNRR.
"Held in suspense", titola The Economist nel suo ultimo numero, economia mondiale appesa a un filo. O poco più di un filo. Alla fine della stagione delle previsioni d'inverno il bilancio vede ancora incertezza e rischi ma prevale un quadro di crescita debole - che scongiura pericoli di recessione - e un calo dell'inflazione più veloce di quanto atteso. L'OCSE sottolinea di aver rivisto di 0,2 punti il valore della crescita mondiale (+2,9%), con 0,6 punti di revisione verso l'alto per gli Usa (+2,1%) e 0,3 punti verso il basso per l'Europa (+0,6%). Previsione unanime per l'Italia, PIL a +0,7%.