www.cresmedaily.it - Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

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Negli ultimi vent’anni il Mezzogiorno d’Italia ha subito un forte calo demografico, con una perdita di circa 700.000 residenti tra il 2001 e il 2023. Il fenomeno è stato determinato principalmente dall’emigrazione, più di 1,35 milioni di italiani hanno lasciato il Sud, e l’arrivo nello stesso periodo di circa 650.000 stranieri non è bastato a bilanciare la perdita.
Una delle grandi questioni sul tavolo del dibattito economico riguarda il tema della crescita significativa dell’occupazione di fronte alla contenuta crescita del PIL. Le risposte a questo fenomeno che riguarda non solo le costruzioni, non solo l’Italia ma l’Europa, vengono individuate in vari aspetti rilevanti.
Negli ultimi dieci anni, l’Italia ha registrato un trend apparentemente contraddittorio: incremento del tasso di occupazione accompagnato da crescita significativa della povertà assoluta. Questo fenomeno evidenzia come l’aumento dell’occupazione non sia stato sufficiente a garantire migliori condizioni economiche per una parte consistente della popolazione, sollevando interrogativi su dinamiche del mercato del lavoro, qualità dell’occupazione ed efficacia delle politiche di welfare.
Le nuove stime sulla dinamica del settore delle costruzioni in Europa (presentate a Milano in dicembre) delineano un quadro instabile ma in miglioramento. Dopo una contrazione dell’output settoriale del -1,3% nel 2023, il 2024 si chiude a -2,4% e sarà così l’anno peggiore per le costruzioni dalla pandemia, ma segnerà il passaggio verso una nuova fase, di crescita modesta: nel 2025 l’output aumenterà dello 0,6%, per consolidare il ritmo espansivo nei due anni che seguono, sebbene rimanendo sotto il 2% (+1,8% e +1,7% rispettivamente nel 2026 e nelle prime proiezioni per il 2027).
Il settore delle costruzioni, traino della ripresa economica post-COVID, ha vissuto un periodo di forte crescita nel biennio 2021-2022 grazie agli incentivi come il Superbonus 110%. Tuttavia, a partire dal 2023, il comparto sta affrontando un rallentamento dovuto alla progressiva riduzione degli incentivi fiscali e a un calo della domanda privata.
La diffusione dell’Intelligenza Artificiale (IA) e dell’automazione provocherà una profonda trasformazione nell’economia italiana, con rilevanti ripercussioni sul mercato del lavoro, sulla produttività e sulla creazione di valore aggiunto. Queste tecnologie, pur offrendo vantaggi significativi come l’aumento della ricchezza e dell’efficienza produttiva, presentano anche sfide cruciali, in particolare per l’occupazione e il divario economico tra le diverse regioni del Paese.
L’Italia si trova al centro di una delle più significative transizioni demografiche degli ultimi decenni. Il calo della popolazione residente, iniziato nel 2013, non si configura come un fenomeno congiunturale ma come un processo strutturale in atto. Al 31 dicembre 2023, la popolazione italiana è stimata a 58,88 milioni, con una perdita di circa 115.000 unità rispetto al 2022. Questo decremento si somma al calo registrato negli ultimi dieci anni, che ha visto una riduzione complessiva di 1,46 milioni di abitanti (-2,4%).
Venerdì è stato presentato a Milano il Rapporto Cresme-Ance Lombardia sul mercato delle opere pubbliche nella regione.
L’ultimo monitoraggio della Camera dei Deputati, redatto dal Servizio Studi della Camera in collaborazione con l’Autorità nazionale anticorruzione e il CRESME, definisce come centrato l’obiettivo di destinare una quota rilevante delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) al mezzogiorno del Paese. Nell’impianto del vasto piano, è stabilito che il 40% delle risorse complessive destinato al nostro paese debba confluire nelle regioni meridionali.
Una crescita del Pil 2023, in termini di volume, inferiore rispetto alle precedenti stime di marzo, +0,7% rispetto da +0,9%, e un miglioramento del rapporto deficit-Pil. L'attesa revisione dell'Istat, concordata in sede europea, tratteggia ora il nuovo quadro dei conti economici nazionali negli anni 2021-2023 che ora consentiranno di completare la stesura del nuovo Piano Strutturale di Bilancio di medio termine. Questa revisione con anno di riferimento il 2021, spiega l'Istituto di statistica, ha modificato in misura sensibile le stime dei livelli del Pil e dei principali aggregati negli ultimi anni, con un impatto tuttavia limitato sui loro tassi di variazione.