www.cresmedaily.it - Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

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Aumentano gli occupati, su base congiunturale e tendenziale, diminuiscono i disoccupati, crescono gli inattivi. Si presenta così il quadro del mercato del lavoro nel 2° trimestre 2024, tratteggiato dai dati diffusi dall'Istat. Rispetto al trimestre precedente gli occupati in più sono 124 mila unità, +0,5%, a seguito della crescita di dipendenti a tempo indeterminato (+141 mila, +0,9%) e indipendenti (+38 mila, +0,7%) che ha più che compensato la diminuzione dei dipendenti a termine (-55 mila, -1,9%).
C'è la bassa produttività al centro dell'analisi economica contenuta nel Rapporto sulla competitività dell'Unione europea, consegnato ieri da Mario Draghi a Ursula von der Leyen. Già nelle prime pagine e nei primi grafici (riproduciamo qui quello più significativo alla pagina 4 del Rapporto) si considera la produttività il principale artefice della differenza di competitività fra l'Europa e gli altri due giganti economici del mondo, Stati Uniti e Cina. In particolare, la tesi sostenuta dal Rapporto è che "il 70% del gap nel prodotto interno lordo pro capite fra Stati Uniti ed Europa è spiegato dal basso livello della produttività europea".
Se è vero che nel decennio successivo alla crisi finanziaria si era assistito a un graduale fenomeno di accorciamento (geografico) delle catene di valore globali, alimentato dalla crescita delle politiche protezionistiche e dal reshoring (rimpatrio delle produzioni delocalizzate) - il picco si era avuto nel 2018 in piena guerra commerciale tra l’America di Trump e la Cina - oggi è chiaro come crisi sanitaria, crisi energetica e instabilità geopolitica stiano accelerando questo fenomeno. 
A meno di una settimana dall'approvazione del primo Piano strutturale di bilancio di medio termine (PSBMT), il documento previsto dal nuovo Patto di stabilità Ue da inviare a Bruxelles entro il 20 settembre che traccerà la traiettoria dell'economia italiana e dei conti pubblici nei prossimi sette anni, il dilemma numero uno per Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti non è come ridurre il debito ma come garantire un decente tasso di crescita del Pil (e le due cose, va da sé, coincidono). Perché finora si sono viste le ricette per affondarlo il Pil (vedi la campagna sul Superbonus davvero poco equilibrata) ma per farlo crescere ancora neanche una. E i dati pubblicati lunedì dall'ISTAT non lasciano di certo dormire sonni tranquilli.
Il problema della bassa produttività è uno dei problemi che ostacolano lo sviluppo economico del Paese. Non solo in Italia, le costruzioni sono riconosciute come uno dei settori più critici. I problemi nella gestione ottimale dei processi sono ben noti, con difficoltà legate alla definizione di tempistiche certe, all’alto costo dell’errore, agli sprechi di materiali e agli elevati costi di smaltimento; spesso questo si traduce in una scarsa qualità della posa in opera e in una difficoltosa gestione dei rischi operativi (infortunistici, burocratici, ambientali, di contenzioso, etc.).
Il settore immobiliare è una parte importante dell’economia nazionale; le sue dinamiche possono incidere significativamente sulle tendenze generali.
Come abbiamo visto nel precedente articolo, a partire dal 2008 il mercato europeo del recupero del patrimonio abitativo (intendendo per recupero l’insieme di manutenzione ordinaria e straordinaria) diventa la principale voce di spesa nell’ambito della produzione residenziale, con un divario rispetto agli investimenti per nuove abitazioni che va progressivamente ad aumentare, fino a rappresentare nel 2023 poco meno del 62% dell’output settoriale.
Con il secondo +0,8% congiunturale consecutivo e un tendenziale ormai a +2,9%, i dati del Pil europeo nel secondo trimestre confermano che è la Spagna ormai la locomotiva di un'Europa che nel suo complesso fa +0,3% sia nella Ue che nell'area euro e rispettivamente +0,7% e +0,6% tendenziale. I grandi Paesi europei sono il cuore del problema europeo della bassa crescita: l'Italia frena da +0,3% del primo trimestre a +0,2% del secondo; la Francia si mantiene su +0,3%: la Germania addirittura sprofonda in negativo (-0,1%).
Chiudiamo la rassegna dei principali risultati presentati in occasione dell’ultima conferenza Euroconstruct con il settore dell’edilizia abitativa, che attraversa una fase critica: nel biennio 2023-2024 il valore dell’output settoriale perde il 10%, mentre il resto del mercato registra un modesto incremento (+2%), nel prossimo biennio crescerà meno del 2% complessivamente (+1,8%), pari a meno della metà rispetto all’intensità della crescita attesa per tutto il segmento non residenziale, edilizio e infrastrutturale (+4,3% tra il 2024 e il 2026).
Che il ministero dell'Economia da molto tempo abbia capito poco di cosa accada nel settore delle costruzioni ce lo ho ricordato il Superbonus. Ora Biagio Mazzotta paga per tutti ma la baraonda delle previsioni sugli investimenti in costruzioni - e conseguentemente sul Pil - non ha riguardato solo l'ufficio della Ragioneria generale, ma ha invaso l'intero ministero di Via Venti settembre, come dimostrano i continui (e grossolani) errori previsionali di sottostima contenuti nei DEF e nelle NADEF dal 2020 in avanti. Ne citiamo uno tanto per ricordare a che punto siamo arrivati: nel DEF 2021 (15 aprile 2021) la previsione per gli investimenti in costruzioni nell'anno in corso fu +8,9%, un "ordinario" rimbalzo dopo la Pandemia.