www.cresmedaily.it - Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

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Il settore immobiliare è una parte importante dell’economia nazionale; le sue dinamiche possono incidere significativamente sulle tendenze generali.
Come abbiamo visto nel precedente articolo, a partire dal 2008 il mercato europeo del recupero del patrimonio abitativo (intendendo per recupero l’insieme di manutenzione ordinaria e straordinaria) diventa la principale voce di spesa nell’ambito della produzione residenziale, con un divario rispetto agli investimenti per nuove abitazioni che va progressivamente ad aumentare, fino a rappresentare nel 2023 poco meno del 62% dell’output settoriale.
Con il secondo +0,8% congiunturale consecutivo e un tendenziale ormai a +2,9%, i dati del Pil europeo nel secondo trimestre confermano che è la Spagna ormai la locomotiva di un'Europa che nel suo complesso fa +0,3% sia nella Ue che nell'area euro e rispettivamente +0,7% e +0,6% tendenziale. I grandi Paesi europei sono il cuore del problema europeo della bassa crescita: l'Italia frena da +0,3% del primo trimestre a +0,2% del secondo; la Francia si mantiene su +0,3%: la Germania addirittura sprofonda in negativo (-0,1%).
Chiudiamo la rassegna dei principali risultati presentati in occasione dell’ultima conferenza Euroconstruct con il settore dell’edilizia abitativa, che attraversa una fase critica: nel biennio 2023-2024 il valore dell’output settoriale perde il 10%, mentre il resto del mercato registra un modesto incremento (+2%), nel prossimo biennio crescerà meno del 2% complessivamente (+1,8%), pari a meno della metà rispetto all’intensità della crescita attesa per tutto il segmento non residenziale, edilizio e infrastrutturale (+4,3% tra il 2024 e il 2026).
Che il ministero dell'Economia da molto tempo abbia capito poco di cosa accada nel settore delle costruzioni ce lo ho ricordato il Superbonus. Ora Biagio Mazzotta paga per tutti ma la baraonda delle previsioni sugli investimenti in costruzioni - e conseguentemente sul Pil - non ha riguardato solo l'ufficio della Ragioneria generale, ma ha invaso l'intero ministero di Via Venti settembre, come dimostrano i continui (e grossolani) errori previsionali di sottostima contenuti nei DEF e nelle NADEF dal 2020 in avanti. Ne citiamo uno tanto per ricordare a che punto siamo arrivati: nel DEF 2021 (15 aprile 2021) la previsione per gli investimenti in costruzioni nell'anno in corso fu +8,9%, un "ordinario" rimbalzo dopo la Pandemia.
Nello scorso intervento (CRESME Daily 161), abbiamo visto come, usando i dati ufficiali dell’ISTAT per gli anni 2018-2022, a fronte di una crescita di 683.285 famiglie si fossero ritirate concessioni edilizie per 224.105 nuove abitazioni, mentre si si utilizzano i dati CRESME le nuove abitazioni sarebbero state 367.000.
Sulla base dei dati ISTAT disponibili sappiamo che in Italia nel 2022 risiedevano 58.997.201 abitanti e 26.400.326 famiglie, che le famiglie italiane sono sempre più piccole -la dimensione media è ora di 2,2 componenti- e che un terzo delle famiglie è composta da persone che vivono sole. Nonostante il calo della popolazione le famiglie italiane continuano a crescere.
Nel primo trimestre del 2024 sono cresciuti, rispetto al quarto trimestre del 2023, i permessi di costruire rilasciati per la realizzazione di nuove abitazioni sia in numero (da 13.796 a 14.393) sia in superficie utile abitabile espressa in metri quadrati (da 1.170.994 a 1.216.696). La crescita congiunturale al netto di fattori stagionali è stata rispettivamente del +4,3% e del +3,9%.
Quante saranno le opere che dovranno avere una progettazione in BIM il prossimo anno con l'abbassamento (previsto dal codice 36) da 5,4 milioni a 1 milione della soglia da cui scatta l'obbligo? Impossibile una previsione precisa, ovviamente, ma ci si può avvicinare. E ci si può avvicinare al numero dei progetti che perderanno l'obbligo del Bim se l'innalzamento della soglia da 1 a 2 milioni entrerà - come si vocifera insistentemente nei palazzi romani - nel decreto correttivo del codice 36 che sta mettendo a punto il ministro Salvini.
E' un'economia "vischiosa", ancora in fase di attesa, con divergenze ridotte e oscillazioni limitatissime fra il 2024 e il 2025 nelle varie aree del pianeta, con un risultato complessivo del prodotto a livello mondiale che resta inchiodato fra il +3,2% e il +3,3%. Lo dice il Fondo monetario internazionale e anche le revisioni delle previsioni per i singoli Paesi, rispetto al world economic outlook di aprile, sono impercettibili: le eccezioni più rilevanti sono la Cina, con 0,4 punti percentuali di crescita in più sia nel 2024 che nel 2025, ma mantenendo il calo del PIL fra i due anni, e la Spagna che nel solo 2024 incassa mezzo punto in più. Eppure i rischi globali ci sono ancora, dice l'FMI, quello dell'inflazione soprattutto è ancora alto per via dei servizi che mantengono prezzi alti e ritardano la disinflazione generale. L'Italia non si sottrae a questo clima generale con una previsione per il 2024 di 0,7% e per il 2025 +0,9%, in linea con le previsioni internazionali e al di sotto della previsione del governo che continua a ritenere possibile un +1% quest'anno e +1,2% il prossimo.