www.cresmedaily.it - Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

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L'economia degli acquisti pubblici diventa sempre più informale. Anche negli appalti di forniture dilagano gli affidamenti diretti, le procedure negoziate e le altre forme di affidamento senza gara. In termini di importi, dalla piena operatività del codice 36, il 1° luglio scorso, l'ANAC ha assegnato Cig (codici identificativi di gara) per 29.157 milioni di euro e le gare in senso formale sono in tutto il 40,4%: il 24,9% a procedura aperta e il 15,5% a procedura ristretta. Per il restante 59,6% si avvicendano forme di affidamento senza una gara formale: la quota più consistente è quella che l'ANAC chiama affidamento diretto in adesione ad accordo quadro o a convenzione che totalizza il 27,4%. La quarta tipologia in ordine di importo è la procedura negoziata senza previa pubblicazione di un avviso che fa il 12,4% del mercato complessivo. Quote più contenute per gli affidamenti diretti in senso stretto (8,7%), le procedure negoziate senza previa indizione di gara dei settori speciali (6%) e via via tutte le altre.
In Italia negli ultimi 11 anni si sono verificati circa 200 eventi alluvionali di dimensioni medie e grandi che hanno portato un totale di 160 vittime. Si è passati da una media di 16,6 eventi all’anno nel periodo 2013-2017 a una di 21,7 eventi all’anno nel periodo 2018–2023, con un incremento del 30,4%. Il numero di vittime è passato da 13,8 nel periodo 2013-2017 a 14,3 nel periodo 2018–2023, con ulteriore incremento del 3,9% nonostante il livello di partenza già alto. Queste cifre danno la dimensione di un fenomeno che si va intensificando e che bisogna affrontare con politiche adeguate, di prevenzione oltre che di risposta alle emergenze.
Settori speciali o settori esclusi dall'applicazione delle regole sugli appalti? La domanda può sembrare provocatoria, con riferimento ai settori dei trasporti, dell'acqua e dell'energia, ma a rinfocolare la polemica sulla poca concorrenza nel mercato pubblico sarà questo dato di ANAC che ha registrato - dal 1° luglio 2023 - 186 appalti per cui aziende operanti nei settori speciali hanno avviato una procedura negoziata senza previa indizione di gara. Il dato sorprendente è l'importo medio di queste opere che è di 21,21 milioni di euro, quindi grandi e grandissime opere. Siamo molto al di sopra della soglia europea di 5,3 milioni.
Nel 2024 mancheranno 10,6 miliardi del PNRR nelle casse dello Stato: 8,5 miliardi tagliati alla quinta rata di fine dicembre (che resta di 12,1 miliardi) e 2,1 miliardi sottratti alla sesta rata di giugno 2024 (che resta di 10,5 miliardi). È il prezzo che paga il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti per la revisione generale del Piano, approvata dalla commissione UE venerdì scorso. Il taglio nasce dallo slittamento di target e milestones per i prossimi mesi. Sempre che a queste somme Giorgetti non debba aggiungere quelle necessarie a finanziare, almeno provvisoriamente, i progetti esclusi dal piano europeo.
Quello che vedete a fianco è il grafico più interessante che ci lascia la kermesse sulle opere pubbliche di ANCE a Vicenza: il centro studi racconta che in un solo anno le semplificazioni PNRR hanno prodotto risultati straordinari, riducendo drasticamente (dal 27% per le piccole opere sotto il milione e al 50% per le grandi opere sopra i 100 milioni) i tempi intercorsi tra la pubblicazione del bando e l'apertura del cantiere. Sopra i 100 milioni passiamo da 18,6 a 9,3 mesi. Ed è questo il dato più significativo perché sappiamo che molte di queste opere sono realizzate con appalto integrato: i tempi per la progettazione esecutiva, dunque, non sarebbero così lunghi.
Se ci chiediamo quanto è cresciuta l’occupazione nelle costruzioni nel biennio boom, certamente i conti ufficiali non tornano. Non è che la contabilità nazionale sottostima ancora una volta il settore delle costruzioni? Tra 2020 e 2022 il settore delle costruzioni ha registrato una eccezionale crescita degli investimenti: a valori correnti, secondo l’ISTAT, si è passati dai 135,4 miliardi di euro del 2020 ai 219,3 del 2022, quasi 84 miliardi di euro in più, una crescita del 62%. Questo dato eccezionale è inferiore a quello stimato del CRESME, infatti secondo le nostre stime la crescita è stata di 99 miliardi +73,4%. La differenza è dovuta a una diversa valutazione del 2022: per l’ISTAT il 2022 si è chiuso con 219,3 miliardi di euro, per il CRESME con 234,3 miliardi.
I numeri si aggiornano continuamente e l'Autorità anticorruzione (ANAC) prevede che per fine anno si arrivi almeno a 4.000-4.500 stazioni appaltanti qualificate. Ma il dato che oggi salta agli occhi è un altro. Ai primi giorni di novembre c'erano 3.351 stazioni appaltanti qualificate e 8.317 amministrazioni pubbliche che avevano invece chiesto di poter appaltare in convenzione appoggiandosi a una stazione appaltante qualificata. Per ogni amministrazione qualificata ce ne sono almeno 2,5 che hanno deciso di appaltare mediante altro soggetto, rinunciando quindi a una qualificazione in proprio. La scrematura che era uno degli obiettivi dell'ANAC (e anche del codice 36) è cominciata. Aggiungiamo che altre 864 candidate non hanno superato l'esame di qualificazione.
Il 3° Rapporto annuale sulle opere strategiche del Servizio Studi della Camera, realizzato in collaborazione con ANAC e CRESME e presentato ieri a Montecitorio, contiene anche un esame attento delle opere infrastrutturali contenute nel PNRR: il quadro risulta chiaro per 117,5 miliardi dei 132,7 destinati dal Piano di resilienza alle infrastrutture. Nel grafico le differenze nello stato di attuazione fra Centro-Nord e Sud.
Gli investimenti del servizio idrico integrato (acquedotti, depurazione, fognature) sono passati dai 2.142 milioni di euro del 2016 ai 5.060 milioni previsti a fine 2023. La regolazione dell’Autorità di settore (ARERA), con tariffe certe e premi a chi recupera efficienza rafforza le gestioni industriali che investono per potenziare la rete, ridurre le perdite e migliorare il servizio
L’aumento dei tassi di interesse si sta trasferendo rapidamente all’economia reale e, tra le tante potenziali vittime, annovera anche il mercato immobiliare, in particolare il comparto della nuova costruzione residenziale. Forti segnali di arretramento delle vendite di nuove case arrivano proprio in questi giorni con la pubblicazione dei dati OMI – Agenzia delle Entrate relativi al secondo trimestre di quest’anno che indicano il calo delle compravendite pari al -40,9% rispetto allo stesso trimestre del 2022. Le nuove case vendute nel secondo trimestre 2023 sono meno di 14 mila contro le quasi 24 mila di un anno fa. Va osservato che anche il primo trimestre del 2023 era risultato ampiamente negativo con una discesa del -19,8% rispetto allo stesso periodo del 2022.