www.cresmedaily.it - Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Archivio

Le dinamiche demografiche dell’Italia mostrano segnali di progressivo indebolimento strutturale, imputabili principalmente all’invecchiamento della popolazione e a un persistente squilibrio del bilancio naturale, ossia il saldo tra nascite e decessi. Secondo le elaborazioni condotte dal sistema informativo territoriale DemoSI sviluppato dal CRESME, nei prossimi trent’anni la popolazione residente in Italia tenderà a diminuire in modo sensibile, anche in presenza di scenari migratori più favorevoli.
Con un valore della produzione pari a poco meno di 490 miliardi di euro, il più grande mercato europeo delle costruzioni, quello tedesco, è l’unico, insieme a quello italiano, per il quale si prospetta un triennio di riduzione dell’attività, che prosegue la dinamica negativa, più importante, registrata nel 2022-2024. Il paese attraversa un preoccupante declino economico, con un PIL entrato in territorio negativo nel 2023 (-0,3%), rimasto stagnante nel 2024 e previsto in modesta crescita quest'anno (0,5%).
L’analisi dei dati demografici provvisori diffusi dall’ISTAT per il 2024 conferma la persistenza di una dinamica regressiva che coinvolge profondamente la popolazione residente in Italia. Il Paese continua a perdere abitanti, una tendenza ormai strutturale, trainata quasi esclusivamente dal calo della componente di cittadinanza italiana.
Quello inglese è un altro, tra i mercati europei delle costruzioni rappresentati dal network Euroconstruct, a distinguersi per aspettative di crescita vivace nel breve termine. Il quadro macroeconomico di riferimento, con una previsione di espansione nel triennio 2025-2027 dell’1,7%, migliora leggermente la media dei 15 paesi dell’Europa occidentale compresi nella rete di istituti di ricerca, pari al +1,5% (mentre rimane al di sotto della dinamica attesa per l’economia spagnola).
Secondo il rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, l’Italia è il Paese del G20 a economia avanzata che ha perso di più in termini di retribuzioni reali. Inflazione, produttività stagnante e scarsa copertura salariale hanno inciso profondamente sui redditi da lavoro.
L’attuale congiuntura economica e settoriale in Europa è tutt’altro che favorevole. In base agli ultimi dati del network Euroconstruct, dello scorso dicembre, il PIL dell’area è cresciuto meno dell’1% lo scorso anno e le costruzioni hanno subito una riduzione del 2,4% dell’output, dopo averlo contratto dell’1,3% nel 2023.
Il settore delle costruzioni rappresenta uno dei pilastri fondamentali dell’economia italiana, con un ruolo chiave nella crescita occupazionale e nello sviluppo infrastrutturale del Paese. Gli ultimi dati forniti da Unioncamere-ANPAL, ISTAT e il Rapporto Excelsior delineano un quadro in cui la domanda di lavoro è in forte espansione, ma si scontra con una difficoltà crescente nel reperire personale qualificato.
L'analisi dei dati provenienti da fonti istituzionali e studi accademici evidenzia che la popolazione straniera in Italia offre un contributo sostanziale all'economia nazionale. Questo apporto si manifesta attraverso la partecipazione al mercato del lavoro, il sostegno al sistema fiscale e previdenziale, la vivacità imprenditoriale e il bilanciamento delle tendenze demografiche sfavorevoli. Pertanto, politiche volte a favorire l'integrazione e la valorizzazione delle competenze degli immigrati possono rappresentare un investimento strategico per il futuro economico e sociale del Paese.
L’invecchiamento della popolazione e l’automazione avanzata sono spesso considerati fattori di crisi per i sistemi economici moderni. La prima mette sotto pressione il welfare, minacciando la sostenibilità delle pensioni e dei servizi sanitari, mentre la seconda rischia di erodere il mercato del lavoro, aumentando la disoccupazione tecnologica.
Negli ultimi vent’anni il Mezzogiorno d’Italia ha subito un forte calo demografico, con una perdita di circa 700.000 residenti tra il 2001 e il 2023. Il fenomeno è stato determinato principalmente dall’emigrazione, più di 1,35 milioni di italiani hanno lasciato il Sud, e l’arrivo nello stesso periodo di circa 650.000 stranieri non è bastato a bilanciare la perdita.