www.cresmedaily.it - Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Ripresa post-sisma: DemoSI-CRESME racconta l’impatto su demografia, reddito e imprese

Nell’articolo si presentano i principali risultati di uno studio elaborato dal CRESME sull’area del Cratere sismico del Centro Italia, condotto tramite l’applicazione del sistema previsionale DemoSI 2.0, l’ultima evoluzione di una piattaforma operativa sviluppata dal CRESME ed impiegata da oltre un decennio a supporto della modellizzazione di scenari per la pianificazione urbanistica e territoriale.

Il modello si fonda su un’architettura avanzata, in grado di garantire stime ad alta robustezza anche in contesti a bassa numerosità campionaria e condizioni critiche, quali i piccoli comuni colpiti dal sisma del 2016, ottenendo proiezioni ad elevata risoluzione spaziale e temporale, articolate su orizzonti di breve termine (fino al 2033) e lungo termine (fino al 2043), al fine di caratterizzare in dettaglio l’evoluzione demografica, economica e sociale dell’area, nonché di valutare gli impatti delle politiche di ricostruzione e sviluppo imprenditoriale post-sisma.

1. Dinamiche della popolazione residente: tre scenari a confronto

Il sisma del 2016 ha inciso profondamente sulle traiettorie demografiche dei comuni del Cratere. Già prima dell’evento sismico, l’area era interessata da una dinamica negativa, determinata da un saldo naturale strutturalmente sfavorevole, da un progressivo invecchiamento della popolazione e da una progressive perdita di attrattività.
Il confronto tra i tre scenari previsionali elaborati da CRESME (pre-sisma 2015, post-sisma 2019 e post-ricostruzione 2023) consente di quantificare l’impatto dell’evento e di misurare gli effetti contenitivi attribuibili alla ricostruzione:
– Nello scenario 2015 (senza sisma), il calo della popolazione al 2043 era comunque atteso (da 583.000 a 490.000), ma contenuto e graduale.
– Lo scenario 2019 (subito dopo il sisma) evidenzia una perdita drammatica di 153.000 residenti (-26%), con particolare gravità nelle aree a medio e alto danno.
– Lo scenario 2023 (ricostruzione avviata) mostra una attenuazione della perdita: la popolazione attesa nel 2043 sale a 468.531, con un recupero di quasi 39.000 abitanti rispetto al 2019.

Il miglioramento si concentra in modo selettivo nelle aree a maggiore intensità di danno, individuate osservando l’intensità degli investimenti destinati alla ricostruzione privata, e sono quindi canalizzati da investimenti pubblici per la ricostruzione più rilevanti.

 

Tabella 1 – Popolazione residente prevista al 2043 per livello di danno (valori assoluti)

Fonte: DemoSI-Cresme su dati ISTAT

 

2. Dinamiche migratorie: inversione dei flussi e ritorno della popolazione

L’andamento migratorio rappresenta l’indicatore più sensibile alla crisi e al successivo recupero. Dopo l’evento sismico, i flussi in uscita dai comuni più colpiti hanno determinato saldi migratori fortemente negativi. Tuttavia, a partire dal 2021 si è osservato un graduale ritorno di popolazione, in particolare nei comuni a medio e basso livello di danno.

Lo scenario aggiornato al 2023 quantifica questi segnali di riequilibrio, prevedendo:

  • Un saldo nettamente positivo nel decennio 2024–2033 (+1.669 unità annue);
  • Una tenuta dei flussi nel successivo decennio, con +892 unità annue (a fronte di un saldo ancora negativo nello scenario 2019).


Grafico 2 – Scenari della popolazione residente a confronto

Fonte: DemoSI-Cresme su dati ISTAT

Il rientro interessa anche le aree ad alta intensità di danno, dove il saldo previsto si avvicina allo zero. Questo segnale, seppur parziale, è interpretabile come un indicatore di fiducia nel territorio, riconducibile alla ricostruzione fisica ed alle nuove prospettive occupazionali e di vita.

 

Tabella 2 – Saldo migratorio medio annuo per livello di danno

Fonte: DemoSI-Cresme su dati ISTAT

 

3. Movimento naturale: natalità, mortalità e saldo demografico

La natalità ha subito una flessione già nel quinquennio pre-sisma (2011–2015), ma l’evento sismico ha accentuato il trend negativo, con un impatto sensibile anche sulle scelte riproduttive delle famiglie, specie nei territori più danneggiati.

La mortalità, invece, ha mostrato due picchi: nel 2016, come effetto diretto del sisma, e nel 2021, per la pandemia.

Lo scenario 2023, però, prevede una frenata nella crescita dei decessi, segno di riequilibrio nella struttura per età e miglioramento nei servizi sanitari e assistenziali.

Il saldo naturale (nati meno morti), pur restando negativo, migliora nello scenario più recente, soprattutto nel secondo decennio di previsione (2034-2043), grazie a:

  • Una riduzione della mortalità attesa nei comuni meno danneggiati;
  • Un aumento delle nascite (pur lieve) rispetto allo scenario 2019, soprattutto nelle aree a medio livello di danno.

 

Tabella 3 – Movimento naturale medio annuo per livello di danno (2034-2043)

Fonte: DemoSI-Cresme su dati ISTAT

 

4. Reddito imponibile: dinamica e recupero potenziale

L’evento sismico ha prodotto un danno diretto sul reddito da lavoro. Secondo i dati del MEF sulla dichiarazione dei redditi 2023, il reddito complessivo delle persone fisiche, al netto di pensioni e rendite immobiliari, per l’anno di imposta 2022 era pari a 4,93 miliardi euro.

A fronte di ciò, la stima teorica senza il sisma, basata sulla proiezione pre-sisma della popolazione in età lavorativa (contribuenti), quantificava un volume di reddito per l’area di 5,09 miliardi, pervenendo quindi ad una quantificazione della perdita reddituale attribuibile al sisma valutabile in circa 159 milioni di euro.

 

Grafico 3 – Scenari della popolazione residente a confronto

Fonte: stime CRESME su dati Agenzia delle Entrate

 

Esaminando le stime al 2043, basate sulle proiezioni della popolazione in età lavorativa, evidenziano risultati assai differenti:

  • Scenario 2019 (prima dell’avvio della ricostruzione) stima una riduzione a 3,27 miliardi (−33,8% rispetto al 2022);
  • Scenario 2023 (dopo l’avvio della ricostruzione) stima 3,83 miliardi, limitando la perdita al −22,3%, attribuibile alle attività di ricostruzione delle aree danneggiate.

Il differenziale tra i due scenari è di +568 milioni di euro, concentrato nelle aree a danno medio e alto, rappresenta una stima approssimativa a lungo termine degli effetti moltiplicativi della ricostruzione.

 

Tabella 4 – Reddito delle persone fisiche (milioni € – valori costanti 2022)

Fonte: stime CRESME su dati Agenzia delle Entrate

 

5. Investimenti PNC: intensità, allocazione e coerenza territoriale

Il Piano Nazionale Complementare (PNC) alle misure del PNRR per le aree colpite dal sisma del 2016 si configura come uno strumento straordinario di intervento pubblico, con una dotazione complessiva pari a circa 902 milioni di euro, destinati a promuovere la ripresa e lo sviluppo socio-economico dei territori del Cratere.

Per valutare la distribuzione delle risorse PNC, il rapporto adotta un indicatore sintetico di intensità di investimento pro capite, calcolato dividendo il totale delle risorse assegnate a ciascun comune per il numero di abitanti residenti. Tale indicatore è stato poi utilizzato per classificare i comuni in quattro fasce:

  • Nessun investimento: comuni per i quali non risultano progetti finanziati;
  • Investimento basso: valori nel primo quartile della distribuzione positiva;
  • Investimento medio: valori compresi tra secondo e terzo quartile;
  • Investimento alto: valori nel quarto quartile, rappresentativi dei livelli pro capite più elevati.

Questa classificazione è stata incrociata con la zonizzazione per livello di danno, ottenuta sulla base della spesa media per edificio destinata alla ricostruzione privata, consentendo di analizzare la relazione tra entità del danno e intensità dell’intervento pubblico.

Distribuzione territoriale delle risorse

L’analisi evidenzia che, in termini assoluti, oltre la metà delle risorse si concentra nei comuni a danno basso (517 milioni di euro), seguiti da quelli a danno medio (215 milioni) e infine da quelli a danno elevato (169 milioni). Tuttavia, tale ripartizione riflette la diversa dimensione demografica delle tre aree: i comuni a danno basso presentano in media una popolazione molto più numerosa.

Tabella 5 – Ripartizione degli investimenti PNC per intensità d’investimento e livello di danno (milioni €)

Fonte: stime CRESME su dati Invitalia e Unioncamere

 

In termini pro capite, l’intensità dell’investimento aumenta sistematicamente con la gravità del danno:

  • Nei comuni a danno basso la media si attesta intorno a 1.508 €/ab.,
  • In quelli a danno medio a 1.537 €/ab.,
  • Nei comuni a danno elevato si raggiunge una media di 2.979 €/ab., con punte di oltre 6.550 €/ab. nelle aree con classificazione “alto investimento”.

Questa progressività dell’intervento riflette un chiaro orientamento verso il principio di proporzionalità al bisogno e una logica di riequilibrio territoriale.

Coerenza con la fragilità demografica

L’incrocio tra i dati sugli investimenti e le proiezioni demografiche mostra che le aree con maggiore intensità di investimento coincidono in larga misura con i comuni che hanno sperimentato le perdite demografiche più accentuate dal 2010 in avanti. In particolare, le aree a investimento “alto” sono quelle che, sia prima che dopo il sisma, presentano le dinamiche di spopolamento più marcate, confermando una significativa coerenza tra destinazione delle risorse e vulnerabilità territoriale.

Questa evidenza suggerisce che la strategia allocativa del PNC sia fondata su un duplice criterio: da un lato, il danno fisico subito dal patrimonio edilizio; dall’altro, la fragilità strutturale preesistente, rilevabile attraverso gli indici di declino demografico e socio-economico. In questo senso, il piano assume anche una valenza di compensazione selettiva delle asimmetrie territoriali.

Grafico 4 – Indice della popolazione per livello di investimento (2016=100)

Fonte: stime CRESME su fonti varie