www.cresmedaily.it - Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

L’Italia scivola nel 2024 dal 13° al 21° posto della classifica europea del PIL con un +0,7%. Ma nelle previsioni della commissione UE Germania, Austria e Olanda fanno peggio

Dopo una crescita contenuta lo scorso anno, l'economia della UE ha avviato il 2024 con ritmi meno sostenuti del previsto. Le previsioni d'inverno della Commissione hanno rivisto al ribasso la crescita del 2023 che dovrebbe attestarsi a +0,5% sia nella UE che nella zona Euro. Crescita rivista al ribasso anche nel 2024 (+0.9% nella UE e +0,8% nell'Eurozona). Per il 2025 si prevede un aumento dell'attività economica dell'1,7% nell'UE e dell'1,5% nella zona euro. L'inflazione diminuirà più rapidamente di quanto previsto in autunno. Nella UE si prevede un calo dal 6,3% del 2023 al 3,0% nel 2024 e al 2,5% nel 2025. Nella zona euro il calo sarà dal 5,4% al 2,7% nel 2024 e al 2,2% nel 2025.

A pesare sul calo della previsione 2024 per il complesso dell’Unione e per l’Eurozona è l’avvio frenato dell’anno dopo il rallentamento 2023 che – secondo la commissione UE – è stato dovuto a un complesso di fattori: l’erosione del potere di acquisto delle famiglie, la forte stretta monetaria, il ritiro parziale del sostegno di bilancio e la riduzione della domanda esterna. “Benché sia stata evitata una recessione tecnica nella seconda metà dello scorso anno – commenta la commissione –  nel primo trimestre del 2024 le prospettive per l’economia della UE restano deboli”.

Una graduale accelerazione dell’attività economica è prevista nel corso dell’anno. Il calo dell’inflazione e la crescita reale dei salari, insieme alla resilienza del mercato del lavoro, favoriranno un aumento dei consumi. Anche gli investimenti, nonostante l’erosione dei margini di profitto delle imprese, beneficeranno di un graduale allentamento delle condizioni di credito e dell’attuazione del PNRR. Normalizzazione degli scambi commerciali con i partner esteri, dopo i risultati mediocri registrati lo scorso anno.

Il ritmo della crescita è previsto stabile a partire dalla seconda metà del 2024 e fino al termine del 2025.

Il calo più marcato dell’inflazione è dovuto alla riduzione dei prezzi delle materie prime energetiche e all’indebolimento della dinamica economica. “Nel breve termine, tuttavia – commenta la commissione UE – si prevede che l’eliminazione delle misure di sostegno energetico negli Stati membri e l’aumento dei costi di trasporto a seguito delle turbolenze nel Mar Rosso eserciteranno una certa pressione al rialzo sui prezzi, senza tuttavia compromettere il percorso di riduzione dell’inflazione”.

Cresce l’incertezza data da tensioni geopolitiche e questo rende più incerte le previsioni. Le tnsioni nel Mar Rosso potrebbero creare nuove, forti rischi nell’approvvigionamento, riducendo la produzione e facendo aumentare i prezzi.

Il documento europeo segnala ancora, fra le situazioni di criticità, l’involuzione della Germania, “dovuta a una combinazione di fattori strutturali (gli alti costi energetici che compromettono la competitività internazionale e la trasformazione del settore automobilistico) e cicili (domanda debole per i beni di investimento)”. Sul piano settoriale, continua dalla seconda metà del 2022 il declino del valore aggiunto dell’industria, mentre l’attività del settore costruzioni “continua a ristagnare soprattutto per l’impatto sulla domanda di una prospettiva di crescita dei costi dei materiali e finanziari”.

Per l’Italia si stima che il PIL cresca dello 0.6% nel 2023, leggermente più basso delle previsioni dell’autunno 2023 per effetto di consumi privati frenati e investimenti considerevolmente rallentati per i crescenti costi finanziari e per l’uscita dai crediti di imposto per la riqualificazione abitativa.