www.cresmedaily.it - Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

L’emigrazione dei giovani talenti italiani, un’ombra sul futuro del Paese: l’82% ha meno di 36 anni

In un recente convegno sull'Italia nel contesto globale e poi nelle sue considerazioni finali di venerdì scorso, il governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta, ha posto l'accento sul fenomeno della fuga di cervelli che affligge il nostro paese. Secondo Panetta, l'emigrazione di giovani talenti e professionisti qualificati rappresenta una delle principali sfide per l'Italia, minando la crescita economica e il futuro del capitale umano. Panetta ha evidenziato come dal 2018 al 2023 circa 800.000 italiani abbiano lasciato il paese e come oltre il 60% di questi avesse un'istruzione terziaria o secondaria.

Questo articolo esplora le tendenze recenti dell’emigrazione italiana, analizzando i dati numerici disponibili e valutando l’impatto demografico ed economico di questo fenomeno.

Le destinazioni preferite

Le principali destinazioni degli emigranti italiani sono il Regno Unito, gli Stati Uniti, la Germania, la Francia e l’Australia. Nonostante le incertezze legate alla Brexit, il Regno Unito rimane la meta più ambita, con un aumento significativo del numero di emigrati ogni anno. Anche gli Stati Uniti e la Germania continuano ad attrarre un numero crescente di italiani, seguiti da Francia e Australia.

 

Tabella 1. L’emigrazione italiana per Paese di destinazione

Anno

Germania

Gran

Bretagna

USA

Francia

Australia

2018

20.000

30.000

25.000

15.000

10.000

2019

21.000

31.000

26.000

16.000

11.000

2020

18.000

29.000

23.000

14.000

9.000

2021

22.000

32.000

27.000

17.000

11.000

2022

23.000

34.000

28.000

18.000

12.000

2023

24.000

35.000

29.000

19.000

13.000

 

I dati sull’emigrazione per titolo di studio

Un altro aspetto rilevante è l’emigrazione per titolo di studio. Un numero significativo di italiani con istruzione terziaria (laurea o superiore) sta lasciando il paese. Questo gruppo rappresenta quasi la metà del totale degli emigranti ogni anno, suggerendo una “fuga dei cervelli” che potrebbe avere impatti significativi sul capitale umano dell’Italia. Anche il numero di emigranti con istruzione secondaria è elevato, mentre quelli con solo la scuola primaria rappresentano una quota minore ma in crescita.

 

Tabella 2. Gli emigrati italiani 2018-2023 ripartiti per titolo di studio.

Anno

Scuola Primaria

Scuola Secondaria

Istruzione Terziaria

2018

20.000

50.000

50.000

2019

21.000

52.000

52.000

2020

18.000

48.000

44.000

2021

22.000

54.000

54.000

2022

23.000

56.000

56.000

2023

24.000

58.000

58.000

 

 

L’impatto demografico

L’emigrazione ha un impatto significativo sulla demografia italiana,contribuendo all’invecchiamento della popolazione. La crescente emigrazione dei giovani riduce la popolazione in età lavorativa,creando sfide per il sistema pensionistico e la sostenibilità del welfare. Questa tendenza potrebbe aggravare ulteriormente il già preoccupante declino demografico dell’Italia.

L’impatto economico

L’emigrazione di giovani e professionisti qualificati comporta una perdita di capitale umano e competenze per l’Italia. Tuttavia, le rimesse degli emigrati, che ammontano a circa 6 miliardi di euro all’anno secondo un rapporto della Banca d’Italia, forniscono un importante sostegno economico alle famiglie rimaste in patria. Questo flusso di denaro rappresenta una fonte di reddito significativacontribuendo al benessere delle famiglie e stimolando l’economia locale.

Valutazioni di scenario: scenario ottimistico 

In uno scenario ottimistico, l’Italia potrebbe adottare politiche efficaci per attrarre talenti e incentivare il ritorno degli emigrati. Investimenti in innovazione, ricerca e sviluppo, insieme a riforme del mercato del lavoro, potrebbero rendere l’Italia un paese più attrattivo per i giovani professionisti. Misure come sgravi fiscali per le nuove imprese, supporto all’imprenditorialità e miglioramento delle infrastrutture digitali potrebbero favorire la creazione di nuove opportunità lavorative.

Lo scenario pessimistico

In uno scenario pessimistico, la continua emigrazione potrebbe aggravare ulteriormente il declino demografico e l’erosione del capitale umano. Questo potrebbe portare a una riduzione della competitività economica del paese e a maggiori difficoltà nel sostenere il sistema di welfare. La mancanza di interventi adeguati potrebbe amplificare le disparità regionali, con alcune aree del paese che subiscono un declino economico più marcato.

Conclusioni

L’emigrazione italiana è un fenomeno complesso che richiede una comprensione approfondita delle sue dinamiche e dei suoi impatti. Le tendenze recenti mostrano un aumento significativo del numero di giovani che emigrano, con conseguenze importanti sia a livello demografico che economico. Affrontare queste sfide richiede politiche mirate per trattenere e attrarre talenti, promuovendo al contempo lo sviluppo economico sostenibile del paese. Investire in istruzione, ricerca e innovazione sarà cruciale per costruire un futuro più prospero e inclusivo per l’Italia.

 

Fonti

Banca d’Italia: Rapporto sulle rimesse degli emigrati (2023).
Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT): Dati sull’emigrazione (2018-2023).
OECD: International Migration Outlook (2023).
Fabio Panetta, intervento al convegno “L’Italia nel contesto globale” (2023).

Enrico Campanelli

Laureato in Architettura con indirizzo Urbanistico, dal 1997 svolge attività di ricerca presso il CRESME, occupandosi in particolare della realizzazione di studi ed analisi di supporto alla pianificazione urbanistica e territoriale (scenari demografici e dimensionamento della domanda residenziale e non residenziale), collaborando, tra gli altri, al processo pianificatorio di Roma, Milano e Napoli. È l’ideatore ed il responsabile del sistema informativo e previsionale demografico DemoSI-CRESME, strumento di base per numerosi studi e ricerche dell’Istituto.