www.cresmedaily.it - Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

La relazione dell’ANAC: 2023 anno degli affidamenti diretti, 78% per numero di appalti sopra 40mila euro, 90% se si considerano anche quelli sotto. Busìa: “Necessaria subito una correzione legislativa”

Ieri è stata la giornata della relazione del presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), Giuseppe Busìa. Fra i tanti numeri presenti nella Relazione 2024 quelli più gettonati, in varie declinazioni, sono stati quelli degli affidamenti diretti negli appalti. Nel grafico le procedure di aggiudicazione per tutti gli appalti sopra i 40mila euro.

Sommando gli affidamenti diretti in senso stretto (49,6%) alle procedure negoziate senza previa pubblicazione del bando di gara (28,5%) si arriva a una quota di affidamenti senza bando del 78,1%. In questo schema il mercato trasparente e pienamente concorrenziale, che comprende procedure aperte, procedure ristrette e procedure negoziate previa pubblicazione del bando arriva al 21,8%.

Nel gettare l’allarme su un fenomeno dilagante, che nel 2023 ha segnato ogni record, Busìa ha rivelato anche un ulteriore dato non presente nella Relazione, quello della ripartizione degli appalti per procedura di affidamento che ricomprende anche gli appalti di importo inferiore a 40mila euro. In questa dimensione si arriva al 90% di affidamenti diretti cui va aggiunto un ulteriore 5% di procedure negoziate senza bando, per un totale del 95% e un mercato residuo del 5%.

La ragione del record nel 2023 sta nel fatto che alla tendenza già in atto, favorita dalle norme speciali per gli affidamenti del PNRR, si è sommato l’impatto prodotto dal nuovo codice che, allargando la liberalizzazione degli affidamenti diretti sotto soglia UE a tutti gli appalti, ha portato a una crescita del fenomeno anche negli appalti non-PNRR.

Ed è anche per questo che Busìa indicando come urgente il correttivo al codice appalti ha detto di aver già presentato al governo, “in spirito collaborativo”, un pacchetto di correzioni al codice necessarie per “risolvere le criticità emerse nella prima fase di attuazione” e ha indicato al primo posto proprio una norma che limiti gli affidamenti diretti e ripristini bandi e gare che ridiano trasparenza al mercato. “Un passo avanti – ha detto Busìa – è stato fatto con la circolare del MIT, ma ora bisogna fare un ulteriore passo avanti con un correttivo legislativo”. La circolare del MIT cui si è riferito il presidente ANAC è quella che ha consentito, a ottobre dello scorso anno, all’Italia di conseguire il target previsto dal PNRR per la riforma del codice degli appalti, rispondendo alle pressanti richieste della commissione UE sul riconoscimento della facoltà per le stazioni appaltanti di affidare con gara anche sotto la soglia UE.