Il differenziale medio nell’Unione europea è di 0,7 punti percentuali, nell’area euro di un punto, nell’area OCSE di 0,6 punti, nella media dei Paesi del G7 di 0,2 punti. Gli Stati Uniti è a 0,2, la Francia a 0,1, la Svezia a 0,2, la Spagna un posto sopra l’Italia a 2,6 punti.
Ci sono poi 17 di questi 38 Paesi presi in esame che hanno invece un tasso di disoccupazione maschile superiore rispetto al tasso di disoccupazione femminile. Spiccano i Paesi nordici e baltici. In particolare, la Lituania con due punti percentuali di svantaggio maschile, la Finlandia con 1,8 punti e la Lettonia con 1,6 punti. Seguono Israele con 0,8 punti, il Regno Unito e la Norvegia con 0,4 punti.
Il focus dell’OCSE è in un contesto di generale aggravamento della condizione lavorativa femminile. Mentre il tasso di disoccupazione generale è fermo a marzo stabile al 4,9%, restando così per due anni al di sotto del 5%, il tasso di disoccupazione femminile cresce dal 5,1% di febbraio al 5,3%, mentre quello maschile scende dal 4,7% al 4,6%.
La crescita verso l’alto della disoccupazione femminile si registra anche nel dato dell’intero primo trimestre del 2024 con un aumento dal 5% dell’ultimo quadrimestre del 2023 a 5,2%.
Per ulteriori dati sul Report Ocse su occupazione e disoccupazione si può leggere l’articolo sul Diario dei nuovi appalti (cliccare qui).