A sei mesi di distanza, alcune correzioni nelle nuove stime dei paesi Europei sull’aumento dei prezzi delle costruzioni, ma in gran parte si conferma lo scenario delineato prima dell’estate, ovvero che il processo inflattivo nel settore è generalizzato, che tende a normalizzarsi, e che l’Italia non è certo tra i paesi ad aver accusato un impatto maggiore.
L’aumento del prezzo della produzione delle costruzioni si è avviato in alcuni paesi già nel 2021, con l’Italia unico tra i grandi con un incremento superiore al 10%, si è poi diffuso nel 2022, con 12 su 18 paesi con balzi a due cifre (tra cui, oltre all’Italia, Germania e UK tra i grandi paesi per i quali si dispone della relativa informazione), e tende a normalizzarsi nel corso del 2023.
Una tendenza che avrà ancora bisogno di tempo per portare ad un pieno riassorbimento dell’impatto che i vari fattori di pressione (colli di bottiglia lungo la filiera produttiva, inflazione dei materiali da costruzione e crisi energetica) hanno lasciato sui mercati nazionali delle costruzioni. L’aumento complessivo del livello dell’indice dei prezzi alla produzione delle costruzioni[1] registrato tra il 2019, preso come anno di riferimento per rappresentare una situazione di normalità, e il 2023, è stato superiore al 30% in sette paesi su diciotto. L’Italia si conferma in decima posizione, con una stima rivista leggermente al ribasso rispetto a sei mesi fa (+26,7% a fronte del +27,7% di giugno). Viceversa in Germania l’aggiustamento è stato al rialzo, con un aumento complessivo dell’indice dei prezzi della produzione di oltre 40 punti percentuali; nella stessa direzione, ma con revisioni ben più significative, le nuove stime per il blocco dei paesi dell’Est, soprattutto Polonia e Slovacchia, e poi la Danimarca. Insieme all’Italia, aggiustamenti al ribasso nei Paesi Bassi e in Portogallo, e in misura più contenuta in Svezia e Regno Unito. Nel 2023 solo in Ungheria e Polonia i prezzi aumentano ancora più del 10% e dopo la Cechia (+9%), il livello più alto dell’indice del prezzo di produzione delle costruzioni si registra in Svezia e Germania, pari rispettivamente all’8,9% e 8,5%. Un livello ben al di sopra della situazione che caratterizza oggi il mercato italiano, dove il processo di aggiustamento ha già riportato l’indice sul 2,6%. Un livello più basso si registra solo in Finlandia e in Francia, attestandosi, secondo le stime, al di sotto dell’1,5%.
[1] L’indice dei prezzi alla produzione delle costruzioni misura la variazione nel tempo dei prezzi dell’edilizia (residenziale e non residenziale, e del genio civile) di nuova costruzione che si formano nella transazione tra l’impresa edilizia (parte venditrice) e il committente (impresa acquirente o altro soggetto diverso dall’acquirente).