www.cresmedaily.it - Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Corte dei conti: da sei anni cresce la spesa per investimenti dei comuni, nel 2023 il salto a 16,3 miliardi (+40,3%). Spinta PNRR, premiato il Sud

La Corte dei conti certifica il grande salto degli investimenti delle autonomie territoriali e in particolare dei comuni. Nel documento consegnato ieri alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sul DEF un approfondimento è dedicato al tema, con numeri che lasciano il segno. La grande espansione - dice la Corte - comincia già con il 2018 e accelera nel 2023 grazie al PNRR. Nel 2017 gli investimenti comunali ammontavano a 8.336 milioni e quelli totali delle autonomie locali a 12.741. Nel 2023 valori pressoché raddoppiati: 24.862 milioni il totale, 16.328 i comuni. Il balzo del 2023 rispetto al 2022 è stato del 37,6% e del 40,3%.

La prima considerazione da fare, al limite del paradosso, riguarda la grande spinta del PNRR (nonostante la revisione abbia poi escluso il 75% dei progetti comunali). “A ben vedere la quota prioritaria di spesa – analizza la Corte dei conti – è destinata a tipologie di beni che intercettano diverse linee progettuali del PNRR la cui attuazione è affidata ai comuni. Dell’intero plafond di finanziamenti loro assegnati (circa 29 miliardi) oltre il 42 per cento è assorbito infatti dalle misure finalizzate alla costruzione di nuove scuole e alla messa in sicurezza degli edifici esistenti, agli investimenti in infrastrutture idriche, alla rigenerazione urbana, al potenziamento delle infrastrutture per lo sport, al programma per la qualità dell’abitare, alle misure di contrasto al rischio idrogeologico, alla mobilità ciclistica”. Il PNRR ha fatto bene comunque ai comuni, quindi, a prescindere dall’epilogo polemico e traumatico (compensato dal rifinanziamento con risorse nazionali). “Osservando i dati delle risorse totali a disposizione dei progetti riferiti a tali misure (comprensive anche dei cofinanziamenti) – continua la Corte – si evidenzia la forte spinta agli interventi localizzati nel Mezzogiorno che, in considerazione dei livelli elevati di pagamenti di cassa registrati nell’ultimo anno, sembrano iniziare a tradursi in realizzazioni effettive”.

Vale la pena di seguire il racconto e l’analisi della Corte dei conti che tocca sia l’aspetto territoriale che quello tipologico. “Limitando il confronto all’ultimo biennio, sotto il profilo dimensionale sono le grandi città a presentare la crescita maggiore (+74 per cento), le uniche al di sopra della media del comparto (+40 per cento). La forte espansione registrata dai comuni con popolazione superiore a 250mila abitanti (+1,2 miliardi in valore assoluto) è determinata prevalentemente dalle città del Sud (Bari, Catania e Palermo) cui si aggiunge anche Roma con un incremento ben superiore alla percentuale del comparto”.

Ma è proprio sotto il profilo territoriale che emerge con evidenza la concentrazione degli incrementi maggiori nei comuni del Sud (58,4 per cento) e delle Isole (58,8 per cento): un altro “indice della operatività della clausola inserita nel PNRR che prevede la destinazione di almeno il 40 per cento delle risorse al Mezzogiorno”.  La spesa sostenuta dagli enti delle regioni del Sud e delle Isole, in rapporto al totale, guadagna 4 punti percentuali rispetto al precedente anno (passando dal 31 per cento del 2022 al 35 per cento), a fronte di 2 punti percentuali negli enti del Centro (che passano dal 15 al 17 per cento) e di una contrazione registrata invece dagli enti del Nord (il cui peso scende dal 54 al 49 per cento).

“Nei comuni delle regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia – dice la Corte – l’incremento degli investimenti fissi lordi per beni materiali è superiore al 60%, con un picco per la Calabria in cui il volume di spesa è più che raddoppiato rispetto al 2022”. La crescita della capitalizzazione nel Mezzogiorno assume particolare rilevanza osservando i dati pro capite: “mentre nel 2022 gli IFL sono stati pari a 229 euro nei comuni del Nord, 151 euro nei comuni del Centro e 181 nei comuni del Sud e Isole, nel 2023 questi ultimi enti, con 287 euro di spesa pro capite, riescono quasi ad eguagliare la spesa dei comuni del nord (289 euro) e superano di 57 euro la spesa dei comuni del centro (pari a 230 euro). I dati sembrano pertanto dare evidenza di un percorso di recupero, almeno sotto il profilo strettamente finanziario, del gap infrastrutturale Nord-Sud, anche grazie all’attivazione di specifiche misure di incentivazione”.

Interessantissima anche la fotografia sulla tipologia delle opere. “Il 94 per cento della quota di IFL – dice la Corte – è costituita nel biennio da beni materiali, risultando residuali le altre tipologie (beni immateriali e terreni/beni materiali non prodotti). Dei 16,3 miliardi di IFL del 2023, 15,3 miliardi sono destinati a beni materiali e di questi l’84,5 per cento (12,9 miliardi) si concentra in poche voci economiche; in particolare tre sono le tipologie di beni che assorbono le risorse maggiori: le infrastrutture stradali (3,8 miliardi), i fabbricati ad uso scolastico (2 miliardi) e la categoria residuale di beni immobili n.a.c. (2,4 miliardi). Ad essi si aggiungono gli impianti sportivi (965 milioni), le opere per la sistemazione del suolo (872 milioni), altre vie di comunicazione (604 milioni), fabbricati ad uso abitativo (549 milioni), infrastrutture idrauliche (527 milioni), impianti (468 milioni), fabbricati ad uso strumentale (379 milioni)”.

Anche con riferimento a queste voci economiche la ripartizione per marco aree evidenzia la maggiore dinamicità della spesa effettuata dagli enti del Mezzogiorno, in particolare per quanto riguarda le opere di sistemazione del suolo, le infrastrutture idrauliche, i fabbricati a uso abitativo. Più omogenea la crescita della spesa per i fabbricati scolastici, “a indicare una esigenza di rigenerazione, efficientamento energetico e sicurezza delle scuole diffusa a livello nazionale”.

Un discorso a sé meritano le infrastrutture stradali: nonostante un incremento significativo del valore degli IFL al Centro e nel Mezzogiorno (+600 milioni), permane “una netta frattura” rispetto agli enti del Nord, che, pur avendo incrementato la spesa solo del 24 per cento, arrivano a quantificare investimenti per oltre 2 miliardi a fronte di 1,7 miliardi realizzati su tutto il resto del territorio.