Secondo la ricerca hanno contribuito a questo disallineamento gli aspetti di governance molto complessa in materia di edilizia scolastica ma anche la scelta di allocare i finanziamenti con procedure competitive basate sulla partecipazione a bandi. “L’azione di riequilibrio delle misure previste nel Piano – conclude la ricerca – potrebbe essere agevolata da una mappatura granulare e ad ampio spetto dei gap infrastrutturali, a cui il nostro lavoro ha cercato di dare un contributo”.
I sette autori (Mauro Bucci, Luigi Gazzano, Elena Gennari, Adele Grompone, Giorgio Ivaldi, Giovanna Messina e Giacomo Ziglio) spiegano nell’introduzione che “il processo educativo può essere considerato alla stregua di un processo produttivo e quindi rappresentato attraverso una funzione di produzione, che associa a una combinazione di input (capitale fisico, risorse umane, fattori immateriali e organizzativi) un output misurabile in termini di livelli di apprendimento (cfr. Coleman (1990)). Nell’esplorare i fattori inclusi nella funzione che determina l’accumulazione di capitale umano la ricerca economica si è principalmente soffermata sugli input di risorse umane, finanziarie o sugli aspetti organizzativi dei sistemi scolastici, trascurando il ruolo del capitale fisico, che costituisce invece l’oggetto del presente studio”.
Il set degli indici della dotazione infrastrutturale scolastica è stato costruito prendendo a riferimento quattro gruppi di caratteristiche; i) morfologia dell’edificio scolastico; ii) equipaggiamenti; iii) spazi educativi; iv) collocazione della struttura nell’ambito del contesto urbano. Fra le variabili del primo gruppo hanno ricevuto particolare attenzione quelle relative alla dimensione degli edifici scolastici, con la scelta degli indici “superficie totale per alunno” e “superficie didattica stimata per alunno”. Le variabili del secondo gruppo riguardano le dotazioni scolastiche in senso lato, ossia la disponibilità di ambienti dedicati a specifiche attività (quali palestre, spazi ricreativi, giardini, mense, laboratori), la dotazione di attrezzature tecnologiche nonché la presenza di dispositivi per il superamento delle barriere architettoniche. Il terzo gruppo di variabili si riferisce più direttamente alle caratteristiche delle aule in cui si svolgono le lezioni. Aspetti quali la luminosità, la qualità dell’aria, l’esposizione a rumori o a temperature elevate determinano condizioni ambientali che possono favorire o al contrario ostacolare i processi cognitivi. Due parametri prescelti a questo proposito sono la presenza di adeguata certificazione e di accorgimenti energetici. Nell’ambito delle caratteristiche del quarto gruppo, che riguardano la collocazione della scuola all’interno del contesto urbano, rilevano aspetti quali la vicinanza ai mezzi di trasporto pubblico o viceversa la prossimità a zone poco sicure o inquinate, anche acusticamente
Una rapida occhiata ai risultati, rinviando qui all’esposizione completa della ricerca per un maggiore approfondimento.
La mappatura ha evidenziato un divario praticamente su tutti questi versanti. Per la scuola dell’infanzia la superficie didattica pèr alunno è 11,7 metri quadrati nella media italiana, con punta di 14 nel Nord-est e un valore di 10,4 al Sud. Lo stesso ordine, con le stesse proporzioni, per tutti gli ordini e gradi di scuole, con l’eccezione della scuola secondaria di 1° grado dove il primato, con 11 metri quadrati è del Nord-ovest a fronte di una media nazionale di 10,2 (Sud 9,8).
Sconcertante il parametro della presenza delle mense, presenti mediamente in Italia nel 31,5% dei plessi, con punte del 44,2% nel Nord-ovest e un valore del 17,9% al Sud. Meno disomogeneità per le palestre: 58,8% nazionale, 67,1% nel Nord-Ovest e 51,4% nel Sud.
La sintesi del lavoro evidenzia i missing values dei singoli parametri per ciascuna area e, a livello nazionale, per gradi di istruzione.
Le medie nazionali evidenziano valori sempre più bassi del Mezzogiorno: 2,8 contro 4,6 per la superficie totale per alunno; 2,6 contro 4,6 per la superficie didattica; 4,1 contro 7,1 sulla vetustà del patrimonio edilizio; 4,3 contro 5,8 per le certificazioni; 3 contro 4,8 per gli accorgimenti energetici; 2,4 contro 4 per il superamento delle barriere architettoniche; 1,5 contro 2,7 per il trasporto pubblico; 1,6 contro 2,8 per il contesto sicuro.
Per gli ordini e gradi di scuola, i parametri più allarmanti sono la superficie totale e la superficie didattica stimata per le scuole secondarie di secondo grado che hanno anche i maggiori fabbisogni no soddisfatti per la vetustà, le certificazioni, gli accorgimenti energetici, mentre recuperano sulle dotazioni e sulla collocazione nel contesto.