www.cresmedaily.it - Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Bankitalia-Istat: crollata del 12,5% reale la ricchezza netta delle famiglie nel 2022 (dopo tre anni di crescita). La casa torna a crescere dal 44,7% al 46,3% (ma il 2010 è lontano)

Bankitalia e Istat hanno reso noti ieri i dati sulla ricchezza degli italiani nel 2022 evidenziando la riduzione dell'1,7% in termini nominali e del 12,7% in termini reali della ricchezza netta (ricchezza lorda meno passività finanziarie). Sceso da 8,7 a 8,1 il rapporto fra ricchezza netta e reddito lordo disponibile. Torna a crescere dal 44,7% al 46,3% la quota della casa sulla ricchezza lorda delle famiglie. Era il 52,7% nel 2010.

Alla fine del 2022 la ricchezza netta delle famiglie italiane è stata pari a 10.421 miliardi di euro. Lo sancisce il Rapporto Bankitalia/Istat “La ricchezza dei settori istituzionali in Italia”. Il calo dell’1,7% in termini nominali avviene dopo tre anni di crescita; per il calo in termini reali si è usato come deflatore l’indice dei prezzi al consumo. Il rapporto tra la ricchezza netta e il reddito lordo disponibile, pari a 8,1, torna ai livelli del 2005.

L’aumento delle attività non finanziarie nel 2022 (+2,1%) ha riflesso soprattutto l’aumento del valore delle abitazioni, che ha registrato il più elevato tasso di crescita dal 2009; il peso di questa componente sul totale della ricchezza lorda ha raggiunto il 46,3% (+1,6 punti sul 2021). Come evidenza il grafico, si è tornati vicini al valore 2005 (era 46,1%) cui era seguita la forte crescita del lustro 2005-2010, con il picco del 52,7% nel 2010, e poi la costante discesa fino al 44,7% del 2021.

Più in generale, è tornata a crescere il peso delle attività non finanziarie. Alla fine del 2022 oltre la metà della ricchezza lorda delle famiglie italiane era composta da attività non finanziarie (55,2%), in cui pesavano, oltre alle abitazioni, gli immobili non residenziali per il 5,6%. Tra i principali strumenti finanziari, il risparmio gestito pesava per il 15,2%, seguito dai depositi (14,3%) e dalle azioni (11,5%). Rispetto al 2021, l’incidenza delle attività reali è cresciuta di quasi due punti percentuali, il maggior incremento dal 2009.

“Ciò è stato determinato – commenta il Rapporto Bankitalia/Istat – da un lato dall’aumento del valore delle abitazioni, dall’altro dalla forte contrazione delle attività finanziarie, per effetto dell’andamento dei prezzi degli strumenti finanziari. In particolare, si è osservata una marcata diminuzione degli strumenti del risparmio gestito (oltre due punti percentuali) e delle azioni (circa un punto percentuale). È leggermente aumentato, invece, il peso dei depositi e dei titoli sul totale della ricchezza lorda”.

È stabile, invece, la composizione della ricchezza lorda delle società non finanziarie che a fine 2022 era costituita per il 57,2% da attività reali, in linea con il 2021. Tra le componenti delle attività non finanziarie, la quota più rilevante è risultata quella degli immobili non residenziali (19,7%), il cui leggero calo rispetto al 2021 è stato controbilanciato dall’aumento della quota di impianti e macchinari (dall’11,8 al 12,4%). Anche in questo caso il grafico che pubblichiamo evidenzia una riduzione del peso degli immobili non residenziali rispetto al picco del 2010 (25,9%). Dal lato finanziario, invece, hanno prevalso le azioni (15,8%), gli altri conti attivi (12,8%) e i depositi (9,9%).

Per le società finanziarie si evidenzia l’aumento della quota dei prestiti sulla ricchezza lorda, mentre la quota degli immobili non residenziali cresce di quasi due punti, dal 13,9% al 15,7%, evidenziando una tendenza controcorrente anche di lungo periodo, con un incremento di quattro punti percentuali rispetto al 2005.

La ricchezza lorda delle amministrazioni pubbliche alla fine del 2022 era costituita per quasi due terzi da attività non finanziarie, principalmente immobili, residenziali e non (20,8%) e opere del genio civile (34,2%).  Era il 60,7% complessivamente nel 2010, anno con il peso più alto. Aumentata la quota di titoli in portafoglio, che ha raggiunto il 5% del totale, principalmente detenuti come strumento di garanzia per operazioni in pronti contro termine.