In primo luogo, allargando lo sguardo al lungo periodo, consentono di confrontare il livello della produzione settoriale nel 2021 con quello raggiunto nella fase espansiva del ciclo delle costruzioni (2007). Da questo punto di vista, i territori meridionali occupano gran parte delle posizioni più basse, otto province meridionali sulle ultime dieci. Tra quelle più dinamiche, solo due arrivano dal sud, Teramo e l’Aquila, che hanno evidentemente beneficiato degli investimenti per la ricostruzione post-sismica.
Diverso lo scenario che emerge guardando l’intensità della crescita. Tra il 2019 e il 2021 il valore aggiunto delle costruzioni (definito come l’incremento di valore che l’attività delle imprese apporta ai beni e ai servizi ricevuti da altre aziende mediante l’impiego dei propri fattori produttivi, ovvero lavoro, capitale e attività imprenditoriale) in Italia è cresciuto del 13,5%, a fronte di una contrazione dell’1% del valore aggiunto complessivo.
È noto che l’attività edilizia e infrastrutturale ha contribuito in maniera importante alla ripresa dell’intera economia dopo la crisi pandemica, già nel 2021, ma soprattutto nel 2022: alla fine di quell’anno il valore aggiunto nazionale avrebbe superato il livello 2019 dell’1,6% senza le costruzioni, invece che del 2,7%; alla fine del 2023, in base alla dinamica registrata nei primi tre trimestri, il livello pre-covid sarebbe stato superato del 2,4% senza le costruzioni, invece che del +3,4%. E questo, ricordiamolo, è un punto di vista “restrittivo” rispetto al reale impatto che l’attività delle costruzioni ha su tutto il sistema economico.
Entrando nei territori provinciali, dove il confronto deve limitarsi al 2021, tra le prime dieci province per intensità della crescita 2019-2021, spiccano cinque aree meridionali, e tra queste Agrigento, Benevento e Palermo segnano un incremento superiore al 30%. Ma il sud è ben rappresentato anche nella parte opposta della classifica, che vede solo due territori meridionali con segno ancora negativo (Matera e Crotone), Chieti e Foggia con un saldo positivo attestato intorno all’1%, e Isernia, al 98esimo posto per crescita 2019-2021, con un tasso positivo, comunque, di poco inferiore al 4%.
Guardando l’incidenza che il valore aggiunto delle costruzioni ha sul totale, rispetto ad una media nazionale attestata, nel 2021 sul 5%, sono ancora le regioni meridionali a comparire nella parte alta della classifica, sei tra le prime dieci, con Benevento unica a superare l’8%, Teramo, Isernia e l’Aquila oltre il 7,5%. Viceversa, le economie più grandi e con un più avanzato processo di terziarizzazione, occupano le ultime posizioni, con Roma e Milano sotto il 4%, leggermente sopra questo livello si collocano Bologna, Reggio Emilia, Ancona e Fermo.
A livello nazionale, il contributo delle costruzioni alla crescita del valore aggiunto tra il 2019 e il 2021 è stato di circa lo 0,6%, un impatto importante se si considera che durante il ciclo espansivo per le costruzioni 2003-2007 era di poco superiore allo 0,1%, e nella fase di ripresa 2016-2019 superava appena lo 0,05%, dopo l’impatto negativo esercitato tra il 2011 e il 2015. Tra i vari territori, sono ancora le province meridionali a dominare la parte alta della classifica, con Benevento unica provincia dove il valore aggiunto delle costruzioni ha contribuito per il 2% alla crescita dell’economia provinciale, a seguire Sassari, Barletta-Andria-Trani, Agrigento, Campobasso e Caserta a rappresentare il sud. Tra le prime dieci posizioni si trovano poi tre province del nord e una del centro. Sud molto rappresentato anche tra i territori dove le costruzioni hanno avuto un ruolo più modesto rispetto alla media nazionale, tra cui Matera e Crotone, per le quali l’apporto delle costruzioni è stato negativo, moderando nel primo caso la crescita (sostenuta dall’attività estrattiva), amplificando, viceversa, la dinamica complessivamente già negativa dell’economia nella provincia calabrese