www.cresmedaily.it - Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Newsletter di economia del CRESME a cura di Giorgio Santilli

Infortuni e incidenti mortali sul lavoro in Italia: tendenze generali e focus sul settore delle costruzioni

L’andamento degli infortuni sul lavoro in Italia, osservato attraverso le serie storiche INAIL, evidenzia una tendenza di lungo periodo improntata a una progressiva riduzione, pur con momenti di discontinuità legati al contesto economico e sociale. Dalla metà del Novecento, quando le denunce superavano 1,6 milioni di casi annui, si è passati a valori stabilmente inferiori al mezzo milione negli ultimi anni.

Un episodio anomalo si registra nel 2022, quando, in coincidenza con la ripresa post-pandemica, le denunce sono risalite a 609 mila, con un incremento del 22% rispetto al 2021. Questo picco, tuttavia, è stato rapidamente riassorbito: nel 2023 e nel 2024 le denunce sono tornate sotto la soglia delle 500 mila unità, e nel primo semestre 2025 i valori risultano stabili, intorno a 237 mila.

Serie storica degli infortuni denunciati dal 1951 al 2025


Fonte: Elaborazioni CRESME su dati Inail

L’analisi in termini relativi, cioè rapportando il numero di infortuni agli occupati, consente di misurare meglio la portata del cambiamento. L’indice scende dai 45,6 infortuni per 1.000 occupati registrati nel 2001 ai 20,5 del 2024, con un ulteriore calo a 19,6 nel primo semestre 2025. Ciò significa che, pur in presenza di un numero di occupati mai così elevato, la frequenza degli infortuni è ormai meno della metà rispetto a vent’anni fa.

Un discorso analogo riguarda i casi mortali, che seguono anch’essi una tendenza discendente di lungo periodo, pur più lenta e irregolare. Dai 1.274 decessi del 2018 si è scesi a 1.166 nel 2024, anche se nel primo semestre 2025 si rileva un incremento congiunturale (492 morti contro i 451 dello stesso periodo 2024). Se rapportato al numero di infortuni, il tasso di mortalità si attesta a 2,07 morti ogni 1.000 infortuni nel primo semestre 2025, in calo rispetto al triennio precedente ma ancora superiore ai livelli pre-pandemici. Rapportato invece alla popolazione occupata, l’indicatore mostra un miglioramento più netto: da 5,64 morti per 100.000 addetti nel 2018 a 5,02 nel 2024.

Andamento delle morti sul lavoro in Italia


Fonte: Elaborazioni CRESME su dati Inail

Il settore delle costruzioni si conferma tra i più esposti, anche se negli ultimi anni si osservano segnali incoraggianti. Gli infortuni “in occasione di lavoro” nel comparto passano da oltre 41 mila nel 2022 a 39.356 nel 2024, mentre nel primo semestre 2025 si attestano a 17.740, in linea con l’anno precedente. Rapportando i casi agli occupati, si nota una flessione significativa: da 31 infortuni ogni 1.000 addetti nel 2019 a 24,5 nel 2024. Pur restando più elevata rispetto alla media nazionale, l’incidenza è oggi ai minimi dell’ultimo decennio. Ancora più rilevante è la dinamica dei decessi: dai 198 casi del 2019 si scende a 182 nel 2024, pari al 20% delle morti sul lavoro complessive, mentre nei primi sei mesi del 2025 il numero è calato da 68 a 53 (–22%).

 

Infortuni e morti sul lavoro nelle costruzioni (Italia, 2019–2025)

Anno Occupati (migliaia) Infortuni denunciati Infortuni per 1.000 occupati Morti “in occasione di lavoro” Morti per 10.000 occupati
2019 1.319 40.895 31,0 198 1,50
2020 1.242 30.305 24,4 170 1,37
2021 1.332 37.412 28,1 184 1,38
2022 1.504 41.276 27,4 196 1,30
2023 1.576 40.739 25,8 185 1,17
2024 1.607 39.356 24,5 182 1,13
2025 Primo sem. 1.652 17.740 21,5* 53 0,64*

* Valori calcolati pro-quota su base annua per consentire la comparabilità.
Fonte: Elaborazioni CRESME su dati Inail e Istat

Nel complesso, il quadro restituisce l’immagine di un Paese in cui la frequenza degli infortuni e delle morti sul lavoro è diminuita in misura sostanziale grazie a un insieme di fattori: trasformazioni produttive, miglioramenti normativi e organizzativi, rafforzamento della cultura della sicurezza. Il settore delle costruzioni resta critico, ma la progressiva riduzione dei tassi di incidenza, soprattutto nel biennio più recente, segnala che anche in un comparto ad alta rischiosità è possibile consolidare miglioramenti strutturali, a condizione di mantenere elevati gli standard di prevenzione e vigilanza.